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Energia Alternativa ed Energia Fai Da Te > Accumulatori

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Nuove sperimentazioni su celle da 2 Volt, Celle Plantè
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ITA815

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Inviato il: 03/07/2019 00:21:18

CITAZIONE (capi32, 03/07/2019 00:10:58 ) Discussione.php?214425&190#MSG2902

bordel Faccine/rocket.gif

queste curve sono il risultato di una formazione sperimentale con impostazioni molto specifiche.

non ha niente a che fare con una carica normale.


Allora metti un grafico aggiornato con tutti i dati.

 

capi32

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Inviato il: 03/07/2019 00:33:53

no
non servirà a nulla.
non capisci che la piastra non si è caricata completamente.



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ITA815

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Inviato il: 03/07/2019 00:43:31

Il grafico lo capisco benissimo.
Metti un grafico che contenga la capacità della cella con carica normale, corrente di inizio carica e fine carica e che abbiano un tempo di carica pari a 6 ore.
Poi ne discutiamo.

 

ITA815

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Inviato il: 03/07/2019 00:56:15

Caro capi32 ...

con gli ultimi dati che ho postato, e una volta che ho riportato la cella sui 7 mAh/cm^2, risulta questo:

La cella raggiunge i 10 Ah in C5 calcolati sui 7 mAh/cm^2.
Corrente di carica iniziale 2 A. la quale mi porterà la cella a 10 Ah in un massimo di 6 ore di carica.

Questo vuol dire che sono in grado di caricare una cella da 200 Ah in C5 calcolati sui 7 mAh/cm^2 con densità 1020 e temperatura cella a 30 gradi.
La corrente di carica sarà di 40 A. e il tempo di carica rientra nelle 6 ore.

Io non vedo errori di calcolo.

Il problema è vedere se con densità bassa la tensione di fine carica rimane stabile e viene sempre raggiunta nel tempo avvenire.
Al momento con densità 1100 la tensione massima di carica non viene raggiunta con il carico C5 ... vediamo se con densità 1020, o simile, riesco ad arrivare sempre a tensione di fine carica.
Il problema è solo questo.

 

ITA815

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Inviato il: 03/07/2019 01:06:07

Tieni anche presente che in formazione sono in grado di portare la cella a 10 Ah in C5 calcolati sui 14 mAh/cm^2 ... solo che con una carica normale non so neanche se riesco a tenere la tensione massima di carica stabile nel tempo a 7 mAh/cm^2 ... figurati se la porto a 14 mAh/cm^2 ... non ci arriverò mai, con una carica normale, alla tensione massima in C5 a 14 mAh/cm^2 ... dovrei aumentare il parco fotovoltaico per avere più corrente se voglio caricare il tutto in almeno 6 ore ... il ché non so più se conviene portare la cella a 14 mAh/cm^2.



Modificato da ITA815 - 03/07/2019, 01:25:47
 

capi32

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Inviato il: 03/07/2019 01:26:01

La tensione alla fine della carica non determina se la batteria è piena.
Si può benissimo riempire la batteria con una tensione di carica di 2,3 V, ad esempio.

Gli attuali produttori di batterie Faure indicano cicli di carica ad alta tensione.
Caricare una batteria ad alta tensione utile solo per bollire l'elettrolisi (mescolando acido / acqua) o per desolforare l'amalgama di ossido.

2 azioni inutili per Planté!



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ITA815

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Inviato il: 03/07/2019 01:49:59

CITAZIONE (capi32, 03/07/2019 01:26:01 ) Discussione.php?214425&191#MSG2909

La tensione alla fine della carica non determina se la batteria è piena.
Si può benissimo riempire la batteria con una tensione di carica di 2,3 V, ad esempio.

Gli attuali produttori di batterie Faure indicano cicli di carica ad alta tensione.
Caricare una batteria ad alta tensione utile solo per bollire l'elettrolisi (mescolando acido / acqua) o per desolforare l'amalgama di ossido.

2 azioni inutili per Planté!


Si ... è vero ... è una azione inutile su celle Planté.
Ma le batterie Faure hanno ossidi che non hanno nulla in comune con gli ossidi delle Planté.
E' vero che a 2,3 volt la cella può essere già piena con densità 1100 ... ma se nel tempo la tensione scende sino a 2,19 volt e non va oltre anche se la lasci in carica per 16 ore con una corrente di carica C5 vuol dire che qualcosa ostacola la carica.

Questo è il mio problema da risolvere.

 

capi32

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Inviato il: 03/07/2019 02:04:48

miracolo
dovete ancora capire l'utilità di un caricabatterie fino a 0,078 A, e i vostri problemi saranno risolti.

è un grafico completo del vostro ciclo consentirebbe anche una migliore analisi del problema.il mio caricabatterie EBC-A05+ a 50€ sarebbe utile per voi



Modificato da capi32 - 03/07/2019, 02:17:47


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Inviato il: 03/07/2019 02:27:01

Analizziamo la procedura di formazione.

Quando si avvia una formazione con piastre nuove è sufficiente poca corrente di carica per raggiungere tensioni che vanno oltre i 2,80 volt.

Facciamo un esempio.

Densità 1100 e temperatura cella a 30 gradi.

Con piastre nuove applichiamo 500 mA di carica e dopo un determinato tempo di carica si arriva a 2,80 volt.
Dopo 1 o 2 inversioni di polarità, se manteniamo sempre una corrente di carica di 500 mA, ci accorgiamo che la tensione massima di carica scende a 2,50 volt ... e sino a qui è tutto ok.
Poi si eseguono altre 2 inversioni di polarità ... mantenendo sempre 500 mA di carica notiamo che la tensione di fine carica arriva al massimo a 2,35 volt ... questa tensione, per me, è la tensione minima per la formazione.
Quindi, per proseguire la formazione, aumento la corrente di carica portandola ad 1 A. ... questo riporta la tensione di fine carica a 2,50 volt o oltre ... ricordo che questo è solo un esempio ...
Eseguo altre 2 inversioni di polarità e la tensione massima di carica torna a 2,35 volt ... tengo presente che quando succede questo vuol dire che aumentano gli ossidi sulla superficie delle piastre ad ogni inversione di polarità e l' accumulo aumenta.
Se mi ritrovo ancora a 2,35 volt aumento ancora la corrente di carica e la porto ad 1,5 A.
Nel ciclo successivo mi ritorna la tensione massima di carica a 2,50 volt ... e sino a qui tutto ok.
Continuo con questa procedura sino a quando la corrente di carica corrisponde ad un C5 calcolati sui 7 mAh/cm^2, o simili, con tensione massima a 2,35 volt.
A questo punto fermo la formazione.
La formazione la fermo non eseguendo più inversioni di polarità.
Inizio a ciclare la cella come se fosse sotto fotovoltaico.
Con densità 1100 la tensione massima di carica è 2,24 volt ... con questa tensione massima servono 13 celle collegate in serie per lavorare sotto un inverter che lavora a 24 volt.
Dopo 20 o 30 cicli mi accorgo che non riesco più ad arrivare a 2,24 volt in 5 ore ... me ne servono 6.
Dopo un altro tot di cicli non riesco più a raggiunger i 2,24 volt e nei cicli successivi arrivo al massimo a 2,19 volt e la cella perde di capacità.

Cosa causa questo decadimento ?

Al momento compenso il problema portando la densità a 1020 dove la tensione massima di carica si abbassa a 2,16 volt e rientro nei parametri del fotovoltaico portando le celle da 13 a 14.

La domanda:

La cella continuerà a decadere o la densità bassa la manterrà stabile ?

Il tempo ce lo dirà.



Modificato da ITA815 - 03/07/2019, 02:36:51
 

capi32

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Inviato il: 03/07/2019 02:51:18

perché desidera 24v, il vostro invertitore non è regolato più basso?

il mio inverter accetta impostazioni di fine carica (per cella) da 2,08 a 2,58V e una corrente da 5 a 60A

con la mia batteria di prova e i miei cicli di carica al 98/100%, non sono questo fenomeno di perdita di capacità, ma piuttosto il contrario.



Modificato da capi32 - 03/07/2019, 02:58:58


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ITA815

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Inviato il: 03/07/2019 13:16:42

Le celle Planté vanno costruite con parametri standard ... in questo modo sono utilizzabili sulla maggior parte degli inverter che trovi in commercio.

 

capi32

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Inviato il: 03/07/2019 13:50:09

il mio inverter soddisfa gli standard attuali ed è compatibile con la vostra piastra.
quindi non ho problemi a progettare una batteria piantata con una tensione massima di carica di 2,2V o 2,3V o 2,4V.

Le batterie Planté non hanno uno standard perché sono state eliminate per motivi di redditività industriale nel 1910 a scapito dei clienti.
la stessa storia è successa con le lampadine e le calze di nylon negli Stati Uniti.
si chiama obsolescenza programmata: 6 anni al massimo per le batterie Faure.

per le batterie di tipo Planté la durata di vita è proporzionale allo spessore delle piastre.



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qqcreafis

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Inviato il: 03/07/2019 16:39:52

ci sono densità di acido ottimali differenti per carica e scarica?(cambio elettrolita tramite pompa) oppure è bene che una piastra abbia un certo valore di densità e l'alra un'altro valore (sia in carica che scarica) (elettroliti separati da membrana)



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ODE AD UNO STUDENTE MERITEVOLE (Sermone)
Allora Xyz è stato bravo! noi dobbiamo riconoscere che è stato molto bravo, bisogna dirlo !
In un mondo dove tutto SEMBRA uguale a tutto.
In un mondo dove chi abbruttisce la dignità dell’intelligenza umana si arroga meriti.
In un mondo in cui si dice che i giovani non hanno speranza perché “tanto non troveranno lavoro” perché tanto non “non avranno la pensione”.
Xyz è stato bravo! ha capito tutto, ha fatto un compito perfetto.
Xyz ci da una SPERANZA.
Xyz non ha seguito le falsità che ci circondano.
Xyz si è impegnato ed è riuscito nel suo intento.

 

capi32

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Inviato il: 03/07/2019 19:18:40

CITAZIONE (qqcreafis, 03/07/2019 16:39:52 ) Discussione.php?214425&191#MSG2916

ci sono densità di acido ottimali differenti per carica e scarica?(cambio elettrolita tramite pompa) oppure è bene che una piastra abbia un certo valore di densità e l'alra un'altro valore (sia in carica che scarica) (elettroliti separati da membrana)


per il discarico il criterio è la capacità e varia a seconda del regime di discarico:

con una portata di 0,5A/dcm2 (valore da non superare):
25°B (1210) per il positivo
16°B (1125) per il negativo

per il carico il criterio è piuttosto l'efficienza operativa complessiva.
e come non abbiamo un'elettrolisi diversa, le impostazioni sono identiche

Diversi mesi fa, ho effettuato misure che indicavano che 17°B (1132) era il valore giusto per il fotovoltaico.


il grafico (per it815) sarà pronto in 5 ore



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ITA815

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Inviato il: 03/07/2019 21:28:25

QQ ... il problema non è la densità dell' acido ... si può decidere liberamente con quale densità lavorare sotto fotovoltaico.

Il problema sono gli ossidi.
Da quello che sto notando il vero problema è lo spessore degli ossidi perchè ad un certo punto più ne crei e più la cella recede.
Il piombo, come elemento naturale, crea questi ossidi per difendersi dagli agenti esterni.
L' agente esterno da cui si deve difendere il piombo in una batteria è l' acqua e la elettricità ... l' acido solforico, in bassa percentuale, non crea grossi problemi al piombo.
Se noi immergiamo in una cella solo piombo e acqua e diamo corrente creando elettrolisi il piombo inizia a creare ossidi che assomigliano alla ruggine del ferro.
In mancanza di acido solforico questo strato di ossido è molto debole e l' elettrolisi lo toglie dalla superficie del piombo.
E' sufficiente una piccolissima percentuale di acido solforico (0,05%) per bloccare buona parte del processo dissociativo del piombo.
In questo modo il piombo riesce a costruire uno strato di ossido solido che inizia a proteggerlo.
Sino a quando lo strato di ossido si bagna sino a contatto con il piombo compatto tutto funziona regolarmente ... se lo strato di ossido diventa troppo spesso la parte interna di ossido, che è a contatto con il piombo, si asciuga.
Una volta che l' ossido compatto interno, e a contatto con il piombo, inizia ad asciugarsi si perde il contatto elettrico.
E' un po' come volere collegare un cavo elettrico con un capicorda ad un perno completamente arrugginito ... sia avrà un contatto elettrico inesistente o molto critico.
Ma se tu quel contatto elettrico su una base arrugginita lo bagni con acqua ripristini, anche se in parte, il contatto elettrico.
Con gli ossidi del piombo succede la stessa cosa.

Questo è il problema da superare.



Modificato da ITA815 - 03/07/2019, 21:42:37
 
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