| Ferrobattuto
| Inviato il: 19/4/2009,13:30
|
Salve a tutti. Nella foto non si vedono i comandi, Dolomitico, ma ci dovrebbe essere un commutatore che cambia il tempo di scansione orizzontale, in millisecondi o in microsecondi, poi ci dovrebbe essere una manopola "libera", come il volume della radio insomma, che aiuta a sincronizzare i segni sul monitor. Girandola di solito camminano o si fermano, si allargano e si stringono ecc. Prova un po'..... Nel caso posta una foto del frontalino, che vediamo di capirci qualcosa, soprattutto qualche elettronico "vero". Molto tempo fa Lupo ho avuto per le mani un ricetrasmettitore dell'esercito francese, ricopiato dalla ANGRC9 (detta comunemente "G9", rinominato da loro mi pare BC1306, in cui le scritte esterne erano in francese, mentre tutto quello dentro era in inglese. E non hai mai visto la roba elettronica vecchia con le scritte metà in tedesco e metà in russo..... Da ridere. Roba della Germania dell'est prima della Perestrojca! Buon divertimento a tutti. Ferro
| | | | DOLOMITICO
| Inviato il: 19/4/2009,19:27
|
Ok ferro,attialmente sto usando l'unico desolfatatore che mi è rimasto per rimettere in sesto la stazionaria da 200A. Appena finisco ti metto le foto. Una domanda,secondo me è meglio collegare il pulser SENZA batteria,cosi gli impulsi sono effettivi,questa osservazione nasce dal fatto che gli impulsi sono rilevati dal pulser collegato alla batteria,questo probabilmente sfalsa la lettura effettiva di cosa esce dal pulser. Appena posso faccio delle prove e foto.
| | | | Ferrobattuto
| Inviato il: 19/4/2009,19:50
|
CITAZIONE (DOLOMITICO @ 19/4/2009, 20:27) Ok ferro,attialmente sto usando l'unico desolfatatore che mi è rimasto per rimettere in sesto la stazionaria da 200A. Appena finisco ti metto le foto. Una domanda,secondo me è meglio collegare il pulser SENZA batteria,cosi gli impulsi sono effettivi,questa osservazione nasce dal fatto che gli impulsi sono rilevati dal pulser collegato alla batteria,questo probabilmente sfalsa la lettura effettiva di cosa esce dal pulser. Appena posso faccio delle prove e foto. Tra i comandi dell'oscilloscopio ce ne dovrebbe essere uno che commuta le tensioni da analizzare da DC ad AC. Quello DC prende la tensione in esame direttamente, sia che ci sia presente una tensione continua o meno sovrapposta all'alternata (o impulsiva) in esame, quello AC invece interpone un condensatore, che separa l'alternata dalla continua, per cui vedi solo la forma della tensione impulsiva prodotta. Puoi provare ad usare tutte e due le possibilità in modo da esaltare meglio l'impulso che ci interessa. Naturalmente nessuno vieta di provare anche con o senza la batteria in parallelo, ma siccome il desolfatatore è stato costruito per funzionare alimentato dalla batteria, credo che misurarlo in quelmodo sia il sistema migliore. Vedi un po' tu, Dolomitico, fai le prove che credi. Saluti. Ferro
| | | | Lupo cattivo
| Inviato il: 20/4/2009,10:09
|
CITAZIONE (Ferrobattuto @ 19/4/2009, 14:30) ...omissis... Molto tempo fa Lupo ho avuto per le mani un ricetrasmettitore dell'esercito francese, ricopiato dalla ANGRC9 (detta comunemente "G9" , rinominato da loro mi pare BC1306, in cui le scritte esterne erano in francese, mentre tutto quello dentro era in inglese. E non hai mai visto la roba elettronica vecchia con le scritte metà in tedesco e metà in russo..... Da ridere. Roba della Germania dell'est prima della Perestrojca! Buon divertimento a tutti. Ferro
| | | | DOLOMITICO
| Inviato il: 20/4/2009,10:54
|
Ciao a tutti, oggi ho rilevato le forme d'onda in modalita senza batteria,quindi come pensavo l'onda degli impulsi era molto piu ampia. Ferro,si hai ragione che essendo fatto per la batteria li trovi gli impulsi collegati al carico,ma bisogna sapere alla fonte come sono costituiti per avere un idea piu precisa,purtroppo le condizioni di luce non sono il max,cmq penso si vede gia meglio dell'altra foto:
a fianco ho messo il tester in modalita sia voltmetro in grande che frequenza in piccolo. é il max che sono riuscito a fare,ho notato che mettendo la batteria collegata cambia solo l'abbassamento dei valori da 118V a 13.4,la forma d'onda è sempre quella
| | | | Ferrobattuto
| Inviato il: 20/4/2009,20:00
|
Salve a tutti. Bel lavoretto Dolomitico. Chiaramente a vuoto la tensione schizza alle stelle...... Non c'è il carico dato dalla bassissima resistenza interna della batteria. Se interpreto bene la foto, il tuo tester indica 118,5V e 28,2KHz. Questa frequenza (se non leggo male) è piuttosto distante da tutte quelle che abbiamo misurato fin'ora un po' tutti..... Da qualche parte in rete ho letto che la frequenza di risonanza dei cristalli del solfato di piombo dovrebbe essere intorno ai 3MHz. Non so se sia vero, ma mi chiedo se è così come fanno questi impulsi a frequenza così bassa a farli reagire ugualmente. Sarebbe bello se qualcuno più esperto di noi nella faccenda ce ne desse una sia pur minima spiegazione. Qualcuno lo sa? Saluti. Ferro
| | | | DOLOMITICO
| Inviato il: 20/4/2009,21:59
|
Ciao Ferro, Sulla frequenza sono sicuro che sotto carico deve stare sui 6/7 khz sto proprio controllando un pulser che invece mi da 8.3 khz e mi sa che non sta fornendo progressi. é il binomio frequenza/impulsi che è vincente,non cè l'uno senza l'altro,poi se cè un oscillatore variabile che si sposta in qualche modo non sono riuiscito a capirlo (una sorta di scanner in loop)se cè si sposta lentamente. Cmq sia bisogna tentare di relicare un circuito che generi degli impulsi con le stesse caratteristiche. Agiorni mi dovrebbe arrivae anche il mini desolfatatore da collegare alle batterie senza alimentazione,poi analizzo anche quelle onde. Come ti sembra il mio cimelio?Non sono sicuro che tutti i tasti funzionino a dovere,ma per quello che mi serve è piu che sufficente.
Ps:le foto hanno un po troppo riflesso ma la macchina era al limite delle sue capacita operativa,era appoggiata su 5 rocchetti di filo con autoscatto senza flash ma i riflessi non sono riuscito a evitarli.
| | | | Keyosz
| Inviato il: 21/4/2009,08:43
|
Ciao a tutti, dopo impegni vari sono riuscito a farmi prestare un oscilloscopio qui in ditta e a trovare un oretta scarsa per fare delle misure, purttoppo io non ho alcun desolfatattore commerciale o caricabatterie desolfatanti (tipo quello della telwin) così le letture sono state fatte sul circuito switching con l'integrato LM2576 che stò provando.
La mi conoscenze in campo di de-solfatazione sono scarse e potrei sbagliarmi alla grande, ma credo che per far reagire il solfato di piombo cristallizzato siano necessari gli impulsi ad alta tensione di breve durata, breve abbastanza da non scatenare l'elettrolisi ma di ampiezza (tensione) tale da passare l'alta resistenza elettrica del solfato cristallizzato, quindi la frequenza in sè non è determinante, ma probabilmente conta che l'impulso sia molto alto (tipo 10 volte la tensione nominale) e il più breve possibile. Risulta chiaro che più la frequenza è elevata e più il processo è veloce, ma oltre un certo limite lo spazio tra un impulso e l'altro diventa troppo corto così che l'energia inizia ad accumularsi sulle piastre come in un condensatore e l'elettrolisi inizia il suo processo.
Inoltre credo che una tensione pulsante genera delle correnti AC nelle piastre tra le varie particelle di materiale attivo con effetti capacitivi a catena, in modo tale che la corrente elettrica arriva per via del campo elettrico anche a quelle particelle, magari di solfato cristallizzato, che sono rimaste elettricamente isolate e che quindi con una carica normale a corrente continua costante non verrebbero interessate dalla reazione in quanto non raggiunte dalla corrente elettrica.
Il circuito da me realizzato (semplicissimo) genera una frequenza fissa di circa 52Khz con oscillatore interno di fabbrica nell'integrato, ma varia il duty-cycle, ovvero l'ampiezza dell'impulso, in base alla tensione di retroazione (feedback) in modo tale da stabilizzare una tensione prefissata tramite il partitore resistivo sull'uscita. Nel mio caso ho modificato il circuito originale suggerito dal produttore rimuovendo il condensatore in uscita in modo tale da far arrivare gli impulsi della bobina direttamente alla batteria e modificando la retroazione introducendo un filtro passa-basso per avere un valore medio sulla retroazioe e cercare di evitare oscillazioni sulla tensione in uscita. Per tarare il circuito lo collego ad una batteria carica non solfatata e regolo il trimmer fino a leggere circa 13.8V, dopo di chè lo posso collegare alle batterie solfatate per le prove. A vuoto o con batterie solfatate la tensione letta dal teste oscilla e non è affidabile in quanto sono presenti impulsi in uscita, ma con una batterie funzionante (bassa resistenza interna) o con un condensatore la misura risulta precisa e l'integrato stabilizza molto bene la tensione in uscita.
Ho adottato questa strada per diverse ragioni: - componenti già a disposizione e costo quasi 0 - tentativo di avere carica batterie e desolfatazione in un unico dispositivo - limitazione in tensione, nessuna sovraccarica - limitazione in corrente, l'integrato limita a circa 3A sul transistor di potenza, quindi nessun pericolo di bruciare tutto in presenza di corti accidentali o interni alla batteria
Questa è la forma d'onda in uscita dal circuito a vuoto:
Questa è la forma d'onda colelgando una batteria fortemente solfatata (si vede il bianco dai tappi):
Questa è la forma d'onda su una batteria tubolare recuperata dalla solfatazione e che ora tiene la carica ed ha una bassa resistenza interna:
Questa invece è la prova collegando una batteria da 2Ah al gel (anche se ho letto da qualche parte che le batterie al gel difficilmente possono essere desolfatate), infatti gli impulsi restano uguali anche dopo 1 giorno intero di trattamento, come se l'elettrolito al gel impedisse lo scolgimento dei cristalli o il passaggio degli impulsi:
Appena riesco a trovare un pò di tempo vorrei provare con un altro integrato sempre della stessa famiglia, l'LM2577 per provare a dare impulsi più alti in tensione pilotano la bobina in un modo leggermente diverso.
Spero che queste sperimentazioni ed informazioni possano essere utili a qualcuno....
| | | | DOLOMITICO
| Inviato il: 21/4/2009,09:07
|
Ciao Keyosz anche se non mi trovi d'accordo sul fatto che la frequenza non è determinante. A giorni mi arrivano i "gingilli nuovi" e rifaccio i test di misura,in ogni caso dai dati tecnici che riportano gli impulsi devono essere in corrente e non in tensione,tent'è che il megapulse da 6000 o piu impulsi da 1.5 Ampere mentre altri danno impulsi senza frequenza a 90/100Ampere per qualche nanosecondo,la frequenza serve per "accordare"meglio gli impulsi sulla lunghezza d'onda dei cristalli,ma in quanto a che frequenza serve di perciso non posso che basarmi si quelle che vedo funzionare sul pulser e quindi 6/7 khz. Mi spiace che non hai un pulser per fare delle prove in quanto hai di sicuro piu esperienza di me in campo elettronico.
Ps: anche le batterie al gel sono recuperabili,Tutte le piombo,l'unico problema delle gel è se cè ancora acqua a sufficenza,altrimenti bisogna rabboccare con una siringa e tanta pazienza,ovviamente aprendole un po,come le cartucce delle stampanti
Modificato da DOLOMITICO - 21/4/2009, 11:02
| | | | Lupo cattivo
| Inviato il: 21/4/2009,10:25
|
Keyosz, noi un oscillatore come il tuo manco ce lo sogniamo! Sul solfato di piombo, in attesa di tornare a casa e leggere i sacri testi, ho trovato qualcosa in rete. E un minerale di vari colori, si chiama anglesite e cristalizza in forma ortorombica bipiramidale, potete vedere il cristallo QUI Qualcuno riesce ad isolare qualche cristallo per vederne le dimenzioni? Potremmo calcolarne la frequenza di risonanza. I dati che girano in rete, 3,26 Mhz, mi paiono privi di senso Dato che le dimenzioni sono variabili, occorrerebbe conoscere le dimensioni più comuni ,per una batteria "solfatata" Da quello che ho letto e dedotto, i picchi sono in corrente: forti impusi di parecchie centinaia di ampere, dati dall'accumulo dell'energia nell'induttanza. Ne potrebbe essere altrimenti, data la bassa resistenza interna della batteria. Un forte picco di tensione su di un alta impedenza morirebbe subito. Una frequenza dell'ordine di qualche kiloherz mi pare più ragionevole dei 3,26 Mhz che non capisco come siano stati calcolati, ma, come al solito, basta che uno scriva un dato, in rete, che viene ripreso e considerato oro colato.
| | | | DOLOMITICO
| Inviato il: 21/4/2009,11:55
|
Sono ugali in effetti,questa foto è di una batteria solfatata i cristalli sono praticamente uguali:
[/IMG]
FOTONovitec
| | | | Lupo cattivo
| Inviato il: 21/4/2009,13:27
|
CITAZIONE (DOLOMITICO @ 21/4/2009, 12:55) Sono ugali in effetti,questa foto è di una batteria solfatata i cristalli sono praticamente uguali: FOTO Novitec Certo che hai l'occhio fino! Io non riesco a distinguere, la foto è troppo piccina.
| | | | Ferrobattuto
| Inviato il: 21/4/2009,19:17
|
Salve a tutti. Il tuo "cimelio" Dolomitico vicino al mio oscilloscopio stà come un computer ad un pallottoliere! Con il mio come pallottoliere, s'intende. In effetti i cristalli di anglesite sono molto simili a quelli del solfato di piombo della foto, ma trovo che sia naturale: è lo stesso materiale. In effetti la frequenza citata in rete mi sembra un po' strana, non tanto perché alta o bassa, ma in quanto di solito la frequenza di risonanza di un cristallo, come il quarzo insegna, dipende dallo spessore del cristallo, più che dal materiale in se. Esistono molti materiali piezoelettrici diversi, tra cui anche il tartrato di calcio, che una volta si formava nelle bottiglie d'acqua quando si faceva "l'Idrolitina", ossia l'acqua frizzante fatta in casa con le cartine, per cui nulla vieta che sia piezoelettrico anche il solfato di piombo. Però cristalli più grandi dovrebbero risuonare a frequenza più bassa e i più piccoli a frequenza più alta. Bisognerebbe provare con un oscillatore variabile..... Importante credo che sia invece la forma d'onda dell'impulso, molto ripida e stretta, con un forte contenuto di energia, così da "sbriciolare" i cristalli, oppure perché no, farli risuonare ogniuno sulla propria frequenza specifica. Un po' come risuona una campana con un colpo singolo di martello. Al termine di ogni oscillazione un altro "colpo di martello", fino alla rottura del cristallo. Un'idea come un'altra....... Vedi Dolomitico come si comporta il desolfatatore con la "frequenza anomala", magari provandolo su diverse batterie, così ci si toglie qualche dubbio.
Bella prova Keyosz, con quell'oscilloscopio. Come si vede nella seconda foto, a causa della solfatazione i picchi sono alti e stretti, ma a me sembra interessante quella oscillazione che si vede in basso, tra un impulso e l'altro. Sono precise otto alternanze tra un picco e l'altro, tutte uguali, che non sia quella fatidica frequenza di risonanza? Intorno ai 450KHz, più o meno..... Nella foto seguente invece si vedono i picchi fortemente tagliati dalla bassa resistenza interna della batteria. In effetti le batterie al gel col tempo si asciugano. Il gel si screpola e spesso si isola. Come dice Dolomitico l'unico modo per intervenire e rimetterci dell'acqua. Se si può vedere dentro si mette acqua fino a coprire appena il livello del gel, poi si deve aspettare almeno un giorno che si riassorbe l'acqua e poi provare a ricaricare ecc. Comunque ho provato diverse volte ma sempre con scarsi risultati...... anche se è pur vero che il desolfatatore ancora non ce l'avevo. Le sperimentazioni, di chiunque siano, comunque vengano fatte, qualsiasi sia il loro esito, sono sempre utili. Tutta esperienza in più! Saluti. Ferro
| | | | Keyosz
| Inviato il: 22/4/2009,08:32
|
Ciao a tutti, si è un bell oscilloscopio della Tektronik, a schermo lcd, forse è anche per quello che le foto vengono bene, e magari fosse mio!!! purtroppo è preso in prestito dalla ditta dove lavoro, ma lo posso portare a casa raramente quando nessuno lo usa e per 1 o 2 giorni al massimo.... Comunque meglio che niente anche se poi le misurazioni vanno un pò alla rilenta , mi ero informato e un gingillo del genere dovrebbe costare intorno ai 1000e nuovo, però ha già 8-10 anni, chissà cosa c'è in commercio adesso.
Concordo sul fatto che la frequenza di risonanza varia parecchio nelle batterie, per esempio io ero riuscito a trovare una gobba nello sweep delle frequenze in cui una batteria della start da 45Ah risuonava in modo molto amplificato, del tipo che lo strascico delle oscillazioni dopo l'impulso di dirac proseguiva fino all'impulso successivo e si sommavano amplificandosi come in una reazione a catena. Applicando lo stesso segnale ad altre batterie non succedeva niente, non ci capivo niente e poi avevo smesso perchè tutti i dispositivi audio/video in casa venivano fortemente disturbati, i nuclei di ferrite sui cavi scottavano in pochi secondi e avevo paura di essere irradiato da segnali RF magari anche dannosi per la salute.
Ho riesumato il circuitino in questione e appena ho tra le mani ancora il Tek provo a rimetterlo in funzione per il piacere di dare qualche informazione più precisa a Ferro, ma non posso garantire che si metta a risuonare come allora in quanto non ho più la stessa batteria è tutto da provare e non ho alcuna teoria, calcolo o valore di riferimento per replicare.....
Per quanto riguarda le batterie al gel avevo provato anche io idratandole con una piccola siringhetta ed avevo notato che troppa acqua era controproducente poichè le mandava in corto, i risultati migliori li avevo ottenuti aggiungendo poche goccie e poi mettendole sotto impulsi di questo circuitino, non che tornino nuove ma 1 su 3 si riprende ed ero riuscito ad ottenere circa metà della capacità di targa. Ho recuperato circa una trentina di batterie al gel nel tempo, dalle 2Ah, tante 7Ah e anche alcune 12 e 17Ah con l'idea di provare a recuperarle nel tempo libero ma ad ora sono li ferme in un angolino da circa 2-3 anni Poi effettivamente se le rimetto in funzione cosa me ne faccio??? Potrei fare un banco di batterie di recupero da usare come capacità secondaria da usare prima delle batterie principali in modo da usurare meno quelle nuove grosse dell'impianto, boh, altrimenti non so cosa farmene....
Il problema con quelle al gel è capire quale elemento/i necessitano di idratazione e quali no e quanta, non potendo riempire di acqua fino a sopra le piastre poichè ho visto che così facendo si rovinano non ho un modo per capire quanta acqua manca, un bel problema, bisogna andare a tentativi....
| | | | Ferrobattuto
| Inviato il: 22/4/2009,22:06
|
Io quelle al gel le lascerei perdere.... sia per dimensione che per grattacapi. E' molto più facile intervenire su quelle ad elettrolita liquido. Ciao. Ferro
| |
| | |
|
Versione Mobile!
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|