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Energia Alternativa ed Energia Fai Da Te > Discussioni Ambientali


Acqua potabile e bottiglie di plastica, Lo sapevate che...
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NonSoloBolleDiAcqua

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Inviato il: 27/1/2008,16:00

Apriamo questa nuova discussione riguardante l'acqua potabile e le bottiglie di plastica.

La plastica è un materiale non biodegradabile ottenuto dalla lavorazione di prodotti derivati dal petrolio che in molti vorrebbero bruciare perché ha un elevato potere calorifico.

Girovagando su internet si trova questa informazione:
Una bottiglia di plastica del peso di 50 gr. può produrre, attraverso termovalorizzazione, l’energia necessaria per tenere accesa una lampadina da 60 Watt per un’ora.

Verificheremo a livello teorico questa informazione.
Bolle




Modificato da NonSoloBolleDiAcqua - 27/1/2008, 16:18


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Inviato il: 27/1/2008,19:32

Alla faccia dell'energia!
Eppure,da prove di laboratorio (in realtà da attività piromani di quando si era 13enni ), una bottiglia di plastica brucia ed emette luce e calore per un minuto circa.E con 'luce e calore' intendo proprio porre a confronto le caratteristiche di una lampadina da 60 watt con l'emissione della plastica.Direi che l'energia è almeno 10 volte inferiore,forse hanno esagerato un pochino...... e non è possibile neppure fare un paragone con i Kilowatt prodotti con 50 grammi di benzina o gasolio,visto che la bottiglia ha molecola diversa.

Quasi quasi è preferibile non bruciare le bottiglie,e lasciarle nei campi e nei giardini,tanto la plastica si mantiene inalterata e non inquina.E' bruciandola,che si inquina....... (un controsenso..... faccine/rolleyes.gif )

 

NonSoloBolleDiAcqua

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Inviato il: 29/1/2008,00:40

Iniziamo con il dire che le bottiglie di plastica contentente acqua che ho pesato pesano 35 grammi, mentre la bottiglia di coca cola ne pesa 50.

Vediamo i più comuni tipi di plastica e il loro potere calorifico espresso in MJ/kg



POLIETILENE (PE)(46MJ/KG)
E' il più diffuso, economico e versatile. Si usa per i sacchetti di plastica, teli, bottiglie di latte, fusti, taniche, tappi, fogli per l’edilizia…

CLORURO DI POLIVINILE (PVC) (20MJ/KG)
Usato per tubi e raccordi per l’edilizia, per le pellicole alimentari, bottiglie per bevande non gasate, flaconi di shampoo e cosmetici, sacchetti, alveoli per uova, cioccolatini e fiale.

POLIETILENTEREFTALATO(PET) (33MJ/KG)
Usato per la sua grande resistenza agli urti per produrre bottiglie per bevande gasate, componenti per automobili, imbottiture per abbigliamento e arredamento; è il più diffuso dei polimeri insaturi.

POLIPROPILENE (PP) (46MJ/KG)
Buone capacità di inerzia chimica e di rigidità, resistente alle trazioni, viene per questo usato per stoviglie, confezioni di gelati e yogurt, siringhe monouso, secchi.

POLISTIROLO (PS) (41MJ/KG)
Dotato di bassa resistenza agli urti, viene usato per bicchieri e posate, coppette di gelato e yogurt, chiusure e cappucci spray. Nella sua forma espansa per imballaggi di oggetti.

POLIURETANO (PUR) (18/25MJ/KG)
Viene impiegato nell'industria automobilistica per i paraurti o nell'arredamento come gommapiuma.

POLIAMMIDI (PA) (19/37MJ/KG)
Il prodotto più noto é il nylon utilizzato per la sua resistenza alla trazione meccanica.

Analizziamo il PET :

33MJ/Kg -> 7887KCal/Kg-> 9,2 kwh

Questo implica che una bottiglia di 50 gr ha un potere calorifico di 460wh faccine/blink.gif
(impressionante). Ora considerando il fatto che la plastica quando arriva all'inceneritore contiene sostanze impure (leviamo il 10% di rendimento) e che il rendimento elettrico del termovarolizzatore oscilla tra un 19% - 26% (consideriamo il 20%) otteniamo 82 wh. Quindi il valore di 60wh è addirittura più basso.
C'è inoltre da considerare che il termovalorizzatore genera anche calore con un rendimento del 58%, che viene sfruttato sicuramente in inverno...non penso in estate.

DOVREBBE ESSERE CHIARO COME MAI IN TANTI VOGLIONO BRUCIARE LA PLASTICA.

Ma...bruciare queste sostanze...produce qualche effetto collaterale?
Bolle

PS:Non dovrei aver sbagliato i conti...ma se c'è qualcosa che non vi convince...parliamone!



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Inviato il: 3/2/2008,03:59

Bruciare una sola bottiglia corrisponde a inquinare tanto quanto inquina uno scooter in 5 minuti.Diciamo che la combustione del Pet sottrae un po' di ossigeno dall'aria,e slibera svariate nanoparticelle nocive in ambiente,sia atmosferico che marino.
La stupidata è quella di estrarre petrolio,realizzare il Pet,e poi bruciarlo.In termini energetici conviene bruciare da subito il petrolio,ekkekakkio!

 

NonSoloBolleDiAcqua

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Inviato il: 3/2/2008,11:28

Hai perfettamente ragine, c'è un articolo scritto dal wwf...lo cerco se lo trovo lo posto.
Ciao
Bolle




Modificato da NonSoloBolleDiAcqua - 6/2/2008, 00:36


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Inviato il: 4/2/2008,13:00

Scusate ma le bottiglie di plastica non sono riciclabili??? Quindi perchè inquinare bruciandole per ottenere energia quando si possono riutilizzare e l'energia la si può ottenere da fonti che non inquinano???

 

NonSoloBolleDiAcqua

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Inviato il: 5/2/2008,00:24

Estratto da "Con gli occhi del Panda" WWF, 1996

OPERAZIONE COSTO ENERGETICO
Riciclaggio plastiche con piccole quantità di impurezze 22 MJ/Kg

Produzione di nuove plastiche da risorse esauribili 86 MJ/Kg

Energia risparmiata riciclando le plastiche come materia ad alto contenuto di energia 64 MJ/Kg

Se scelgo di incenerire la plastica, uso una sola forma di energia in essa contenuta, cioè il suo potere calorifico.

Energia teorica recuperabile dalla combustione della plastica 48 MJ/Kg

Dovendo però sottostare alle leggi della termodinamica, non potrò sfruttare tutta questa energia, ma dovrò fare i conti con l’efficienza della combustione. Supponendo di poter ottenere un’efficienza della combustione pari al 50% (esageratamente ottimistica), avrò:

Energia reale recuperabile in un forno di incenerimento di terza generazione 24 MJ/Kg.

Dunque il massimo risparmio di energia che faccio bruciando la plastica è, nella migliore delle ipotesi, di circa 24 MJ/Kg che vengono recuperati sotto forma di calore, contro i 64 MJ/Kg di energia che recupero (risparmio) se produco plastica a partire da plastica riciclata (valore netto di risparmio, avendo già tolto dal recupero i costi energetici di riciclo della plastica).

A tutto questo si deve aggiungere il risparmio energetico indiretto che si guadagna evitando nuove estrazioni di petrolio. Quindi, dal punto di vista strettamente energetico, converrebbe il riciclo. La qualità della plastica riciclata, seppur inferiore a quella primaria, consente l’impiego di questa in quasi tutti i settori della plastica vergine. Il riciclo della plastica diventa economicamente non vantaggioso se si computano i costi di raccolta e trasporto. Dunque economicamente nessuno avrà interesse a riciclare la plastica. Per questo il WWF chiede che ne venga prodotta di meno, eliminando totalmente il PVC dal 2000, al fine di uscire dal circolo vizioso della antieconomicità del riciclo e dalla convenienza privata dell’incenerimento.


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Preso da http://educambiente.iport.it/inceneritore.html , l'ultima frase sottolineata è emblematica.

Inceneritore per rifiuti o termovalorizzatore
Un inceneritore o termovalorizzatore è un impianto industriale di incenerimento, per combustione, dei rifiuti.

E' essenzialmente composto da un forno all'interno del quale vengono bruciati i rifiuti (CDR), a volte anche con l'ausilio di gas metano, che serve ad innalzare la temperatura di combustione nel caso il CDR non abbia sufficienti caratteristiche di potere calorifico; il calore prodotto porta a vaporizzazione l'acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, e il vapore così generato aziona una turbina che trasforma l'energia termica in energia elettrica.

L'inceneritore o termovalorizzatore è quindi un impianto che utilizza come combustibile i rifiuti (CDR), con due obiettivi: eliminarli e produrre energia con il calore prodotto dalla loro combustione.

Il termine "termovalorizzatore" però, spesso utilizzato, è in realtà inappropriato, oltre che fuorviante, per il semplice motivo che il rendimento della cosiddetta valorizzazione del rifiuto, e cioè la quantità energetica ricavabile dal processo di combustione dei rifiuti, è di molto inferiore al rendimento di qualsiasi centrale elettrica tradizionale, e perché l'intero processo di incenerimento (dalla raccolta allo smaltimento delle ceneri di scarto) consuma molta più energia di quanta ne occorrerebbe valorizzando il rifiuto con il riuso (raccolta differenziata trattamento riciclo).

E' anche vero che pure il termine inceneritore potrebbe risultare "riduttivo", poiché in effetti gli inceneritori o termovalorizzatori producono anche energia, ma le caratteristiche peculiari di un inceneritore restano la combustione, con conseguente rilascio in atmosfera di inquinanti sottilissimi e dannosi alla salute, e la produzione di ceneri di scarto che, è bene ricordarlo, rappresentano in peso il 30% del rifiuto in ingresso bruciato. Ciò significa che comunque, al termine del processo di incenerimento, i rifiuti in entrata vengono eliminati solo per il 70% del loro volume, creando quindi un ulteriore problema, quello dello smaltimento delle ceneri stesse.

Per quanto riguarda le emissioni inquinanti, questi impianti sono dotati di sistemi di controllo che dovrebbero garantirne un rilascio ridotto, anche se permangono dei dubbi sull'effettiva efficacia della misurazione di tale impatto, poiché le altissime temperature (anche superiori ai 1.000°) utilizzate nel processo di combustione producono nanoparticelle finissime che sfuggono al controllo.

In Italia assorbono il 15% dei rifiuti raccolti, corrispondenti a circa 4 milioni di tonnellate.
In molti paesi, come l'Olanda, è in atto una politica che prevede la progressiva chiusura degli inceneritori, a favore di prevenzione e raccolta differenziata.
In altri, come Finlandia, Grecia e Irlanda, non esistono.

L'utilizzo degli inceneritori come pratica di smaltimento può essere criticata soprattutto per l'idea sbagliata che trasmette, e cioè che sia più semplice sbarazzarsi dei rifiuti bruciandoli anziché valorizzarli. In realtà, agendo sulla prevenzione, la riduzione dei consumi e dei rifiuti e la raccolta differenziata, è facile dimostrare non solo che l'intero processo di riciclo è assolutamente più rispettoso dell'ambiente e della salute, ma anche economicamente più conveniente.

Non bisogna infatti dimenticare che gli inceneritori godono di finanziamenti pubblici (Cip6) senza i quali, da un punto di vista economico e finanziario, non avrebbero le risorse per funzionare.

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Preso da http://educambiente.iport.it/inceneritore.html , l'ultima frase sottolineata è emblematica.

Funzionamento di un inceneritore
Il funzionamento di un inceneritore a griglie può essere suddiviso 6 fasi:

Arrivo dei rifiuti
Provenienti dagli impianti di selezione del territorio (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto indifferenziato), i rifiuti vengono stoccati in un'area dell'impianto dotata di sistemi di aspirazione, per evitare il disperdersi di cattivi odori. Mediante una gru, i rifiuti vengono depositati nel forno.


Combustione
Il forno è solitamente dotato di una o più griglie mobili per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante la combustione. Una corrente d'aria forzata viene inserita nel forno per apportare la necessaria quantità di ossigeno che permetta la migliore combustione, mantenendo cosí molto alta la temperatura (fino a 1000 °C e più). Per mantenere tali temperature, qualora il potere calorifico del combustibile sia troppo basso, talvolta viene immesso del gas metano.


Produzione del vapore
La forte emissione di calore prodotta dalla combustione di metano e rifiuti porta a vaporizzare l'acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, per la produzione di vapore.


Produzione di energia elettrica
Il vapore generato mette in movimento una turbina che, accoppiata ad un motoriduttore ed alternatore, trasforma l'energia termica in energia elettrica.


Estrazione delle ceneri
Le componenti dei rifiuti non combustibili (circa il 10% del volume totale ed il 30% in peso, rispetto al rifiuto in ingresso) vengono raccolte in una vasca piena d'acqua posta a valle dell'ultima griglia. Le scorie, raffreddate in questo modo, sono quindi estratte e smaltite in discarice speciali, mentre le polveri fini (circa il 4% del peso del rifiuto in ingresso) intercettate dai sistemi di filtrazione sono normalmente classificate come rifiuti speciali pericolosi. Entrambe vengono smaltite in discariche per rifiuti speciali; esistono esperienze di riuso delle ceneri pesanti.


Trattamento dei fumi
Dopo la combustione i fumi caldi passano in un sistema multi-stadio di filtraggio, per l'abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici che solidi. Dopo il trattamento e il raffreddamento i fumi vengono rilasciati in atmosfera a circa 140° C.


Attualmente, nessun sistema di filtraggio oggi disponible sul mercato è in grado di trattenere le particelle inquinanti (particolato) con diametro inferiore ai 2,5 nanometri: è questo il principale problema di qualunque inceneritore, ed allo stesso tempo la causa di un inquinamento "sconosciuto" (i misuratori di particelle inquinanti arrivano a misurare solo diametri superiori), che desta allarme presso i cittadini e la comunità scientifica.



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Inviato il: 12/1/2009,13:48

Bruciare e quindi far reagire con l'ossigeno atmosferico le varie sostanze plastiche è un brutto affare.
A seconda del tipo di materie plastiche, correttamente elencate da bolle, si producono parecchi composti che sono in funzione della plastica usata in partenza e dalla temperatura. A basse temperature, per intenderci quelle raggiunte dal solo calore prodotto dalla reazione di ossidazione (in parole povere la plastica accesa da un cerino e che brucia) sono parecchie: tutte tossiche ed inquinanti:
l'elenco è assai lungo e va dalla diossina ai vari idrocarburi clorurati
Il famoso copertone di pneumatico che brucia ne è un illuminante esempio.
Per cui l'uso di plastiche, come combustibili, è da scartare.
A temperature superiori, oltre i 1000 -1500 gradi le molecole tossiche più grandi si spaccano per rilasciare molecole più piccole, magari tossiche, come il cloro, ma non più inquinanti.
Però a questo stadio occorre fornire energia, perchè la sola prodotta dalla combustione delle plastiche non è sufficiente a raggiungere tali temperature, di solito si brucia metano.
Sebbene parte di tale energia possa essere recuperata, il bilancio energetico è sempre fortemente negativo.
Rimane inoltre uno scarto formato da ceneri non più reattive (non combustibili) di non facile smaltimento
Ancora ci sono fondati interrogativi sull'emissione di particelli assai fini, di diametro inferiore ai 10 micron, comunemente dette polveri fini.
Personalmente ritengo che il problema delle polveri fini sia sovrastimato, forse perche di forte impatto emotivo, mentre è sottostimato quello delle ceneri, ma non essendo un esperto in materia non vado oltre un generico interrogativo.
Per riciclare le plastiche occorrebbe separarle, polietilentereftalato con polietilentereftalato , policarbonato con policarbonato e così via, anche se non tutte sono facilmente riusabili.
Il costo sarebbe comunque elevato, certo non economicamente conveniente rispetto alla produzione ex-novo, non saprei rispetto ad altri sistemi di smaltimento.
In ogni caso è una via difficilmente percorribile, a meno di non unificare le sostanze plastiche usate , magari colorandole per distinguerle ed ottenere la difficile collaborazione di tutti.
Perdonate la negatività delle mie affermazioni, sembra che non vada bene nulla, ma è solo per mettere a fuoco la complessità e il costo del problema: non esistono ricette facili e poco costose, è veramente un dilemma in cui ci si dibatte e le soluzioni attuali vanno dal palliativo al parziale passando, soprattutto, dal provvisorio.
Ho fiducia nella tecnologia futura.

 

allenguo
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Inviato il: 30/11/2018 04:48:19

If the used plastic bottle is burned, it will definitely cause great harm to the atmosphere. The use of plastic granulators for recycling and reuse not only protects the environment, but also brings huge economic benefits.



http://www.recycle-plant.com/wp-content/uploads/2018/10/PET-bottle-recycling-production-line.jpg



Modificato da Biomass - 30/11/2018, 08:47:36
 
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