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Energia Alternativa ed Energia Fai Da Te > Pellet legna cippato e biomasse

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LEGNA - Fonte di energia rinnovabile, Non partecipa all'effetto serra
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NonSoloBolleDiAcqua

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Inviato il: 7/12/2007,16:09

La legna per il riscaldamento non inquina e non è responsabile dell'effetto serra.
Non vi fate ingannare, a parità di rendimento la legna (o derivati tipo pellet) è il combustibile più economico...incredibile...ma vero!!!
Qundi possiamo dire che bruciare la legna è ecologicamente sostenibile.
E' anche vero che se una delle cause dell'effetto serra è la continua deforestazione del nostro pianeta in realtà, il riscaldamento a legna non può essere considerato responsabile della deforestazione, che dipende dall'agricoltura, dalla pastorizia e dalle industrie dell'arredamento.
La legna utilizzata per il riscaldamento è quella che proviene dei boschi, che favorisce il mantenimento del verde ed il rinnovamento delle piante. L'eccesso di anidride carbonica ( famosissimo CO2 ), responsabile dell'effetto serra, deriva dal consumo dei combustibili fossili, carbone e petrolio, dove il carbonio è rimasto immagazzinato per milioni di anni, prima di essere liberato in quantità enormi dalla vorace richiesta di energia delle società industrializzate.
Al contrario, durante la combustione, la legna produce la stessa quantità di CO2 che produrrebbe naturalmente se fosse lasciata a marcire nei boschi, per effetto della decomposizione, che può essere paragonata ad una lenta combustione naturale. Per di più, la quantità rilasciata è riassorbita dallo sviluppo di nuove piante che, attraverso la fotosintesi, la utilizzano per costruire i propri tessuti, producendo nuova legna.
Qundi la legna è l'unico combustibile di fonte di energia realmente rinnovabile di cui disponiamo attualmente...il resto è fantasia.
Bolle



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Libero51

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Inviato il: 11/4/2008,21:25

Saluti a tutti

Volendo partecipare ad un tema che, come si capirà, mi ha coinvolto non poco vi propongo quasi integralmente una mail che all'inizio dell'anno ho inviato ad un caro amico.
Un po' lunga forse...


Caro … ho trovato finalmente il tempo per scrivere alcune considerazioni e raccontare le ultime esperienze fatte sul mio impianto di riscaldamento a legna.
Ho saputo che non ti è sfuggita l’attenzione sulla tabella comparativa dei costi tra i vari combustibili che la STAMPA ha pubblicato domenica 20 gennaio.
Sicuramente il costo del riscaldamento rappresenta una voce molto importante dei nostri bilanci familiari e quella tabella mette bene in evidenza il risparmio ottenuto usando i vari combustibili rispetto all’uso del GPL che risulta decisamente il più costoso.
Di questi tempi non è neanche originale lamentarsi con lo “stato ed il governo” ma sicuramente la differenza di spesa per una famiglia media tra il riscaldamento a gpl e quello a metano supera decisamente ICI e tasse regionali e comunali varie. Non poter accedere alla rete del metano rappresenta indirettamente una tassa enorme , una discriminante economica valutabile intorno al migliaio di euro per famiglia .
Quel minimo contributo riconosciuto a chi non può allacciarsi alla rete del metano è stato eliminato rendendo ancor più evidente la differenza .
Gli articoli della STAMPA dedicati alla prossima Fiera di Verona indicano le prospettive del maggior consumo di biomasse (legna, pellets,tronchetti e cippato) per ridurre il consumo dei prodotti petroliferi.
Il calore e l’energia prodotta dall’umanità è ottenuta in stragrande maggioranza con il processo di combustione e quindi la sua qualità e quella delle emissioni conseguenti è fondamentale per la salute di tutti.
La chimica e la fisica della combustione è cosa complessa, si dovrebbero considerare reazioni, rapporti stechiometrici, temperatura, pressione, flussi e turbolenze e altro che neanche conosco.
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Gli specialisti hanno il compito di studiare nel profondo ma alla gente comune è più utile insegnare e comunicare quel poco che conta molto.
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Incominciamo col dire che in generale le stufe di nuova generazione inquinano meno delle vecchie, che le caldaie, se male utilizzate inquinano più delle stufe e che le caldaie a fiamma rovescia inquinano meno di quelle tradizionali.

L’evoluzione delle stufe ha comportato principalmente l’utilizzo dell’aria secondaria , l’evoluzione delle caldaie ha comportato l’uso della fiamma rovescia (caldaia a gassificazione)

La temperatura di combustione è il parametro fondamentale per valutare il rendimento e le emissioni della vecchia stufa e dell’inceneritore industriale ultramoderno. Quanta più alta è la temperatura di combustione , tanto più vengono scomposte ed ossidate le molecole del combustibile, vengono ridotte le emissione di particelle incombuste, cancerogene, diossina ed altro.
Si riducono conseguentemente le ceneri , si aumenta il rendimento di combustione e si riduce il consumo del combustibile.
L’umidità e nemica della temperatura e quindi la qualità del combustibile migliora quanto più è secco.
Per poter valutare la temperatura della fiamma basta guardarne il colore :
rosso giallo bianco blù si parte da 800° e si arriva a 1400°
In un focolare l’aria primaria regola la potenza , l’aria secondaria , iniettata dopo la fiamma principale provoca l’ulteriore ossidazione di particelle e di gas che sfuggono all’ossidazione della fiamma principale migliorando rendimento e riducendo l’emissioni inquinanti. In una stufa di nuova generazione oltre all’utilizzo dell’aria secondaria si isolano con una camera d’aria o con del refrattario le pareti del focolare da quelle esterne onde consentire una più alta temperatura del focolare e limitare il pericolo di ustioni gravi per gli utenti. (è meglio non bruciarsi ma è meglio bruciarsi toccando una parete a 110° piuttosto che quella a 400° e più).
Si comprende quindi perché una caldaia potenzialmente inquina più di una stufa.
Le pareti della caldaia non possono superare i 100° perché l’intercapedine delle sue pareti sono piene di acqua che inizierebbe a bollire. Su tali pareti si vanno a condensare i prodotti incombusti e catramosi che vanno periodicamente raschiati via, le incrostazioni sulle canne fumarie sono imponenti e possono più facilmente provocare l’incendio della canna fumaria stessa quando la temperatura sfugge al controllo dell’utente; brucia la canna, brucia il comignolo ed a volte l’incendio si propaga a tutto il tetto .
La caldaia a legna tradizionale che ho utilizzato la prima volta ha drasticamente ridotto la spesa del riscaldamento ma non ha risolto il problema delle emissioni : troppo fumo ,. Ogni tentativo di intervento e modifica della caldaia è miseramente fallito . Ho costruito un scambiatore di calore sui fumi per preriscaldare l’aria di combustione, ho costruito un condotto per l’aria secondaria , ho perso un sacco di tempo e poi ho buttato via il tutto. Il tiraggio naturale e la sezione di uscita della fiamma molto ampia (circa 200 cmq) limitava la velocità della fiamma , limitava la turbolenza e quindi il contatto intimo tra l’aria ed i gas di pirolisi emessi dalla combustione libera.
Ho installato con … la prima caldaia a fiamma rovescia e dopo quindici minuti dalla prima accensione ho capito la differenza. Sono uscito per osservare i comignolo e ho gridato “Si è spenta !! “ risposta: “Ti sbagli è accesa”. Nessuna traccia di fumo.
In quel periodo una persona a me molto cara è deceduta per cancro ai polmoni e questo episodio mi ha sicuramente coinvolto al punto che, dopo un mese, avevo smantellato tutto e montato una caldaia a fiamma rovescia.
I 400 litri di accumulo termico sono insufficienti e presto passerò a 1200 litri. Il “puffer”, così si chiama un grosso serbatoio d’acqua isolato termicamente, serve per consentire alla caldaia un funzionamento a piena potenza per tutto il carico della legna. Il calore viene accumulato e successivamente la centralina di regolazione si incarica di distribuire in modo ottimale il calore all’impianto. In questo modo si mantiene molto alta la temperatura del focolare, riducendo emissioni a bassa temperatura derivanti da frequenti fermate del processo di combustione.
Per concludere volendo elencare i requisiti essenziali di un impianto a legna bisogna considerare:

-Una canna fumaria in inox isolata da almeno 200 cm di diametro in posizione opportuna.
-Una dislocazione della caldaia in locale idoneo alla potenza installata e con particolare cura al percorso che la legna deve percorrere per arrivare in caldaia.
-Un magazzino di stoccaggio idoneo e relativamente comodo.
-Una caldaia tassativamente a fiamma rovescia
-Un gruppo di regolazione della temperatura di ritorno (Laddomat, Termovar …)
(la mancanza di regolazione della temperatura di ritorno e la caduta di tale temperatura sotto i 65° può provocare la formazione di condense acide e corrosive con conseguente perforazione delle pareti della caldaia)
-Un puffer adeguato all’impianto.
-Una centralina di distribuzione e regolazione della temperatura dell’impianto.
-Scambiatore per l’acqua sanitaria.
Con un impianto del genere si può tranquillamente caricare alla sera ed al mattino e stare fuori casa quasi tutto il giorno.
I costi di impianto e manutenzione, il lavoro che la gestione della legna comporta, ed il raffronto tra i vari combustibili vanno complessivamente attentamente valutati .

Saluti a tutti.

P.S. Perchè non c'è una faccina con la barba ?



 

NonSoloBolleDiAcqua

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Inviato il: 11/4/2008,21:41

Libero51,
complimenti,una ottima lettura....da quello che ho letto da altre parti avrai molto da dirci e molto da dare a questo forum.
Ciao
Bolle
PS:Va bene questa faccina?
faccine/character011.gif



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Ferrobattuto

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Inviato il: 21/8/2008,20:31

Salve a tutti.
Mi sembra strano che a questa discussione abbiano risposto così in pochi. Eppure di gente che si scalda con la legna ce n'è ancora tantissima in tutta Italia.
Anche io ho fatto delle comparazioni tra i vari combustibili e alla fine ho concluso che la legna è ancora il più economico e soprattutto non inquinante. Per me lo è in modo assoluto, perché come ho scritto in un'altra discussione, ne ho di mia e non devo acquistarla. Purtroppo non ce n'è per tutti.
Vorrei, se possibile, qualche link (possibilmente in italiano) per aggiornarmi sui prezzi e sui modelli di stufe per scaldare acqua. Oppure qualche progetto (meglio) per farsela da se, magari di qualcuno che l'ha già fatta e funziona bene. Andrebbe bene anche qualcosa da studiarsi per dimensionarsela da se, se non è troppo difficile.
In cucina ho una vecchia stufa a legna di ghisa, alla quale siamo tutti molto affezionati, ma che ha fatto il suo tempo.

http://www.energialternativa.info/Public/NewForum/ForumEA/2/5/2/6/1/6/5/1219345314.jpg

A poco più di un metro a sinistra c'è un grosso termosifone al quale potrei collegarne una che scalda l'acqua, per alimentarne qualche altro in giro per casa. Sostituire la caldaia a GPL con una a legna sarebbe macchinoso, poiché necessiterebbe di modifiche all'impianto di riscaldamento, con conseguenti demolizioni e "sfasciamenti" dentro casa. Con una termostufa e un paio di valvole (manuali) invece avrei risolto, o quantomeno integrato, il sistema esistente. Ringrazio anticipatamente.
Saluti a tutti.
Ferro

 

NonSoloBolleDiAcqua

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Inviato il: 28/8/2008,23:39

CITAZIONE (Ferrobattuto @ 21/8/2008, 21:31)
Vorrei, se possibile, qualche link (possibilmente in italiano) per aggiornarmi sui prezzi e sui modelli di stufe per scaldare acqua. Oppure qualche progetto (meglio) per farsela da se, magari di qualcuno che l'ha già fatta e funziona bene. Andrebbe bene anche qualcosa da studiarsi per dimensionarsela da se, se non è troppo difficile.

Il moderatore sun_son partendo da una termocamino ha realizzato un sistema per scaldarsi casa e non solo...ci scalda anche l'acqua dello scaldabagno...chiedi a lui....anzi andrebbe la pena che scrivesse qualcosa su quello che ha realizzato...ora lo sollecito. Non ricordo bene quanta legna usa al giorno per scaldare casa...ma quando l'ho sentito...sono rimasto molto sorpreso.
Ciao
Bolle



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Libero51

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Inviato il: 2/10/2008,07:50

CITAZIONE (Libero51 @ 11/4/2008, 22:25)
. . . Volendo partecipare ad un tema che, come si capirà, mi ha coinvolto non poco vi propongo quasi integralmente una mail che all'inizio dell'anno ho inviato ad un caro amico. . .

Cao a tutti , è passato un pò di tempo dal mio primo intervento in questa discussione , altre discussioni simili sono state aperte e quando ho potuto e a volte "dovuto" ho cercato di dare il mio modesto contributo. Riparto da qui per non interrompere un "percorso" cronologico che fa comprendere che le mi esperienze sull'argomento sono frutto , anche di una discreta formazione teorica di base , ma sopratutto di una serie di fallimenti e successi pratici.
Agli inizi degli anni 60 ho visto mio padre, montare un termocucina a legna e carbone che alimentava i termosifoni di tre stanze a circolazione naturale con la sua brava vaschetta di espansione , vicino al soffitto ,come ultimamente ha ben spiegato biomassoso che saluto . Nessun circolatore , tubi da due pollici posati con pendenze appropriate e tante valvoline di sfiato. La passione per il fuoco forse è nata lì e ricordo il rumore dell'acqua in ebollizione nella vaschetta e mio padre che correva verso il termocucina gridando "chiudi l'aria !".
Ho anticipato , da qualche parte, che vi avrei parlato del vaso aperto e del vaso chiuso ed il racconto riparte dalla fiera di Verona di cui ho parlato nell'intervento precedente.
La visita di un espositore "altoatesino" mi ha particolarmente interessato. Una bella caldaietta a legna a fiamma rovescia, piacevole nell'aspetto , silenziosa, atmosferica senza ventilatori , con tutti gli accessori anticondensa e di sicurezza . . . a vaso chiuso.
Ho iniziato un dialogo serrato per capire, e quando ho spiegato che la normativa italiana impediva tale impianto lui, sorridendo mi disse , "ma noi abbiamo una deroga". Non stò a dirvi il disappunto, anche questa volta dovevo dare ragione a mio figlio che , frequentatore dei siti austriaci e tedeschi , aveva sempre indicato la soluzione del vaso chiuso con tutti gli accorgimenti di sicurezza che esso comporta. Questa estate , armato di tagliatubi, filiera e "pappagallo" , come lo chiama bulover che saluto, ho demolito il vaso aperto nel sottotetto (ho termosifoni anche al primo piano) ed ho installato un bel compensatore da 200 litri , ho montato un monoblocco con manometro, valvolina di sfiato e valvola a 3 bar e la valvola di scarico termico allacciata all'acquedotto. Con un accumulo di 1200 litri ed una variazione di temperatura da 20 a 80 °C la pressione varia da 1 a 1,5 bar.
Vi segnalo un link interessante che spiega l'avvenuta modifica della normativa italiana a favore del vaso chiuso per le tipologie di impianto di cui stiamo discutendo con l'indicazione dei vantaggi e degli svantaggi delle due soluzioni,
Vi consiglio di leggerlo . . .

Un saluto a tutti

http://www.fuocoelegna.it/editoriali/000060.php

 
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