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Energia Alternativa ed Energia Fai Da Te > Proposte o invenzioni ecologiche

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Batteria a infrarossi, ricerca per la ricarica-accumulo dei watt
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OggettoVolanteIdentificato

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GigaWatt


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Inviato il: 17/6/2010,23:44

Scusate sia per il titolo,sia per la sezione del Forum: non sapevo dove collocare questi appunti! faccine/laugh.gif

Tutto nasce un quarto di secolo fa.No,di più...era il 1982-83...ricordo ci fosse Betty Davis'eyes....
Avete presente quei radioregistratori a cassette di un tempo,con cui si ascoltava la musica anni '80?
Ecco,ne avevo uno;dentro aveva 4 batterie a mezza torcia,se non erro erano rosse e nere,della Philips.
Inutile dire che la durata delle batterie fosse poco,una settimana scarsa.A me durarono qualche anno.
Per motivi che non sto a descrivere,ero solito,d'inverno,scendere in cantina ad ascoltare musica,di fronte al camino.Una sera le batterie si scaricarono,ed ebbi l'idea di infilarle letteralmente nel caminetto,sottoponendole a un'oretta di ....raggi infrarossi estremi ! faccine/laugh.gif
Una volta estratte,le batterie scottavano,potevano essere a 70°.Le infilavo nel radioregistratore,e questo mi garantiva un'autonomia di una giornata. faccine/clap.gif faccine/clap.gif
Testai anche altre batterie,ma senza successo: solo quelle Philips si ricaricavano faccine/blink.gif
Per anni usufruii di quelle mezze torce,infilandole sempre nel caminetto ogni pomeriggio.
Provai pure in freezer (come mi suggerì un amico scemo),ma senza ricavarne assolutamente nulla.Niente da fare,il caminetto era vincente.Almeno per me,che passavo gli inverni freddi in cantina e con la pop-music & italodisco.

Oggi,passati quei periodi dell'adolescenza,sono alla ricerca.....del vero motivo,e dei componenti.
Quale sarà il motivo per cui si ricaricava,e quali possono essere i materiali che meglio si prestano ad una ricarica tramite calore?
Premetto che le mezze torce si 'ricarivano' nel vero senso della parola:il giorno dopo,infatti,anche se fredde,disponevano di una buona dose di watt,da sparare via audio! E il tester ICE680 ,nuovo di zecca,all'epoca me lo confermava con i Volt.Gli ampere non li misuravo,sapevo già a malapena cosa fossero i Volt,ahahah!
Ho iniziato questa discussione,perchè ritengo possa interessare chi,come me,nutre estrema simpatia per il SOLE, (infrarossi gratissss!),e ritiene che si possa creare una batteria 'ad hoc' per elevare la differenza di potenziale dentro essa.
Premetto un'altra cosa: le pile non erano ricaricabili,ma semplici usa&getta.Tuttavia,solo questa marca si rigenerava irradiando calore,e ignoro che tipo di sostanze vi fossero incorporate.C'era un 'quid',un composto,un sale,forse un metallo particolare,un 'qualcosa' che le rendeva speciali e sensibili alla ricarica di elettroni.
Sicuramente molti non sapranno che rispondere.Forse questo thread è morto qui,ma io sono tanti anni che ci penso a questa cosa.
Il sogno è una bella batteria nera,da esporre al sole,piatta come un pannello,che eroga watt appena spunta il disco solare.Migliore anche del fotovoltaico.Si,migliore,perchè possiamo incamerare acqua bollente,e farla scorrere nella batteria durante le ore notturne.Lei,la batteria nera,non lo saprà mai che quella è acqua calda e fuori c'è buio.
Vorrei che tutto questo non rimanesse un sogno,se mi darete una mano.

 

Ferrobattuto

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Inviato il: 18/6/2010,12:39

Veramente anche a me questa cosa di ricaricare le batterie esponendole al sole o al calore era stata detta molto tempo fa. Non ho mai provato, soprattutto per paura che sparassero col calore, ma amici miei giuravano che funzionasse.
A quei tempi (c'ero anch'io... faccine/laugh.gif) difficilmente si acquistavano pile costose, molto spesso erano delle normali zinco-carbone economiche, però immagino che ogni casa costruttrice tentasse di migliorare le prestazioni, se non altro per invogliare il consumo.
Se dici che funzionava solo con batterie Philips, probabilmente era dovuto alla miscela di sali contenuta dentro. Se si potesse risalire a questi si potrebbe tentare qualcosa.

 

bomar

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MegaWatt


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Inviato il: 18/6/2010,12:55

direi che questa cosa possa essere piuttosto interessante, specie se i ricordi OVI sono fedeli

CITAZIONE
Inutile dire che la durata delle batterie fosse poco,una settimana scarsa.A me durarono qualche anno.

una batteria progettata a doc che sviluppasse lo stesso principio porterebbe a risultati straordinari.
probabilmente nel forum ci sono persone competenti in materia di reazioni chimiche e temperature che sapranno sviluppare l'argomento. faccine/construction.gif
ciao

 

kekko.alchemi

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GigaWatt


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Inviato il: 18/6/2010,13:43

In quei tempi io non ero ancora nato faccine/tongue.gif, però ricordo benissimo le batterie della philips, e se ricordate bene ce ne erano di due tipi quelle rosse (quelle che dice OVI) e quelle verdi, cambiava solamente il colore, quelle verdi penso siano ancora più vecchie. Confermo anche io cmq questa cosa che con il calore si ricaricavano, mi ricordo che stavo alle elementari e girava questa voce che se le batterie le scaldavi nell'acqua mentre bolliva o le mettevi al sole esse si ricaricavano. Così ricordo che che durante la ricreazione i davanzali si riempivano di batterie di ogni tipo dei nostri lettori a cassette portatili! E mi ricordo che ineffetti si ricaricavano!!

Non ho idea a cosa fosse dovuto il fatto della ricarica, forse con il calore si generava un qualche tipo di effetto peltier ma ne dubito... chissà!



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L'universo è dominato dagli estremi, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo.
Ma l'equilibrio è ciò che plasma la materia di cui siamo fatti.
by kekko

 

razer2k
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Inviato il: 18/6/2010,13:59

credo che la ricarica sia dovuta all'accelerazione del processo chimico dentro la batteria, in pratica si rende l'acido più reattivo con l'aumentare del calore.
Un po' come quando sviluppi i negativi, ci sono i tempi calcolatati in base alla concentrazione della chimica e in base alla temperatura. Ovviamente più alta la temperatura minor tempo di trattamento.

 

OggettoVolanteIdentificato

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Inviato il: 18/6/2010,19:45


Che sia l'acido più reattivo,non lo so,non so neppure se le batterie abbiano acido nel loro interno! E,anche accelerando la reazione,si arriva ad un punto che la pila è chimicamente disgregata,nel senso che è ormai cambiata nella sua natura iniziale.Come un fiammifero carbonizzato,insomma. Solo che quelle Philips si ricaricavano proprio bene,segno,questo,che si invertiva il processo nella chimica interna!
Sicuramente,all'interno, avvengono frizioni molecolari molto alte,generate dal calore assorbito.
Le industrie stanno impazzendo alla ricerca di pannelli al silicio capaci di sfruttare la banda infrarossa: e se la via più breve.....fosse invece quella chimica,anzichè quella di transizione di giunzioni N-P dei pannelli?

Non so,forse qualche prova inziale si può fare mettendo al sole piccole pile Ni-Cd,Ni-MH,Pb,Alkaline,e valutando come sale la tensione....

 

qqcreafis

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PetaWatt


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Inviato il: 24/6/2010,22:22

scaldare le pile (lo facevo anche io ma 15 anni prima) non le ricarica semplicemente le spreme fino all'ultimo

ah ora ricordo erano delle superpila piatte da 4,5volt sicuramente "zinco carbone" di un telefono giocattolo....



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ODE AD UNO STUDENTE MERITEVOLE (Sermone)
Allora Xyz è stato bravo! noi dobbiamo riconoscere che è stato molto bravo, bisogna dirlo !
In un mondo dove tutto SEMBRA uguale a tutto.
In un mondo dove chi abbruttisce la dignità dell’intelligenza umana si arroga meriti.
In un mondo in cui si dice che i giovani non hanno speranza perché “tanto non troveranno lavoro” perché tanto non “non avranno la pensione”.
Xyz è stato bravo! ha capito tutto, ha fatto un compito perfetto.
Xyz ci da una SPERANZA.
Xyz non ha seguito le falsità che ci circondano.
Xyz si è impegnato ed è riuscito nel suo intento.

 

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Inviato il: 25/6/2010,01:55

C'è un vecchi articolo,non rammento se di Nuovaelettronica o di un'altra rivista:veniva spiegato come riuscire a ricaricare le batterie normali (non ricaricabili!) usando un apposito alimentatore a impulsi.
Anche lì era specificato che non tutte le batterie commerciali potevano sopportare un alimentatore attaccato per la ricarica,ma i risultati erano mediamente buoni,la tensione veniva ripristinata come in origine (1.5 Volt circa).
A me interessava il discorso del calore,perchè il 'giochetto' di scaldarle mi funzionò centinaia di volte! Non posso immaginare che vengano spremute fino all'ultimo e basta,qqcreafis,perchè
usando un radione da 5 watt ....le spremi una volta....due volte....anche tre.......poi vanno gettate via per forza di cose,hanno meno di 0.6 Volt. Quel tipo lì Philips invece si rigenerava perfettamente ,è per questo che sto cercando di capire cosa accada a livello ionico su certe sostanze.

 

razer2k
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Inviato il: 25/6/2010,18:42

Se ho capito stai dicendo che quelle pile dentro erano fatte di un materiale diverso, capace di trasformare l'energia termica in elettrica?
potresti prendere una foto dalla rete di quella batteria?
Ciao

 

OggettoVolanteIdentificato

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Inviato il: 25/6/2010,23:59

E' passato un quarto di secolo!
Ed è per questo che sto cercando di reperire informazioni in giro circa i sali,gli acidi,i bitumi e le grafiti delle batterie Philips,perchè da quanto vidi le mezze torce si comportavano come....non so...una sorta di diodo sensibile all'infrarosso.Infrarosso lungo,ovviamente,che passava attraverso il guscio metallico per normale conduzione termica.
Col calore,che credo fosse 60-70° circa(scottavano insomma,e le facevo raffreddare sul marmo prima di reinserirle nel radione),non oltre,pena la fusione delle plastiche isolanti,si rimettevano in moto ''ordinato'' le cariche degli elettroni,creando una ddp notevole all'interno.



 

razer2k
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Inviato il: 26/6/2010,04:22

Sarebbe bello dare uno sguardo al brevetto della philips. Provo a fare qualche ricerca. faccine/smile.gif

Devo anche dire che la cosa mi ricorda i cristalli della "free energy".

 

qqcreafis

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Inviato il: 26/6/2010,14:25

tutto questo è strano ma mi fa venire in mente varie cose, alcune interessanti

innanzi tutto le reazioni chimiche sono influenzate dalla temperatura, e quindi mi sembra naturale che si possa creare una fem tra due parti di reazioni chimiche identiche, ma a temperatura diverse, come in una termocoppia in cui le giunzioni siano costituite dai reagenti.

per non dire che certe reazioni possono essere svantaggiate o favorite da una variazione di temperatura.........

un equilibrio chimico viene spostato dalla temperatura

ho cercato su internet con il nome di pila termochimica o termodinamica ma ho trovato poco, solo solo un certo Lucien Gaulard (chimico) che insieme a Gibbs inventarono il trasformatore(!!!!!!!!!)


ma attenzione a non contraddire il 2° principio della termodinamica è tempo perso

un'ipotetica pila termica è costituita ad es da una sorgente di calore ad es a 1200° che decompone acqua in idrogeno ed ossigeno, i gas sono separati e ra ffreddati e fatti reagire a bassa temperatura in una cella combustibile, l'acqua è riciclata

il sistema è una pila termodinamica ha una immissione di calore ad alta temperatura e calore di scarto a bassa temperatura che è quella per cui l'equilibrio è spostato verso la formazione di acaua



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qqcreafis

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Inviato il: 26/6/2010,20:29

l'unica cosa che ho trovato e che si capisce qualcosa è del 1890

la reazione è tra SnCl2 e CrCl2

a bassa temperatura si forma il Sn metallico a 90°C si ricompone il SnCl2!




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Inviato il: 26/6/2010,21:35

Dal sito fantascienza.com:
(puo' interessare solo per il principio che andiamo cercando:purtroppo,non essendo un chimico,non posso analizzare con competenza i composti al cromo a cui accenna qqcreafis)

La ENECO è una compagnia statunitense che dichiara di avere inventato e brevettato un "chip a stato solido per la conversione e la generazione di energia", che potrebbe convertire il calore direttamente in energia elettrica o in alternativa refrigerare fino a una temperatura di 200 gradi sotto zero. Il suo funzionamento si basa sul principio dell'emissione termionica (già conosciuta come effetto Edison): quando le vibrazioni termiche del reticolo molecolare di un metallo o di un ossido metallico superano la forza elettrostatica che mantiene gli elettroni sulla sua superficie, gli elettroni si staccano dalla superficie e producono una corrente. Si origina così un flusso elettrico crescente con la temperatura. Il maggiore ostacolo allo sfruttamento pratico del fenomeno è però rappresentato dalla resistività dell'ambiente circostante: le condizioni operative ideali imporrebbero uno spazio vuoto, ma nei giorni scorsi il presidente dell'ENECO, il dottor Harold L. \"Lew\" Brown, ha annunciato che l'impiego di un semiconduttore opportuno, realizzato dalla sua compagnia, presto potrebbe aprire le strade alla scoperta del secolo. Parlando davanti a una platea gremita di operatori del settore piovuti a Londra da tutta Europa, Brown ha illustrato i risultati e i piani futuri dell'ENECO per coinvolgere nell'impresa (che comunque si preannuncia tutt'altro che banale) potenziali investitori.



L'invenzione della ENECO potrebbe rappresentare il punto di partenza per approdare presto a un chip termico per la conversione di energia: si tratta infatti di un semiconduttore in grado di convertire efficientemente calore in elettricità, sovvertendo o almeno sfruttando quello che da sempre rappresenta un effetto collaterale della produzione energetica (ovvero la dissipazione dell'energia elettrica sottoforma di calore) e garantendo un risparmio energetico notevole e una drastica riduzione delle emissioni. In una certa misura, come si può leggere sul sito della società, il chip termico somiglia alle pile a combustibile che da diversi anni ormai rappresentano la promessa energetica del futuro, ma che finora anche per via dei costi ancora troppo elevati hanno ricevuto solo applicazioni di nicchia. Mentre le pile a combustibile però convertono l'energia chimica di un carburante (tipicamente idrogeno e ossigeno) in elettricità, un chip termico converte il calore in energia, con un miglioramento della redditività di cinque volte rispetto alle attuali batterie agli ioni di litio, e di un fattore almeno doppio rispetto alle future micropile a combustibile annunciate per il 2010.



La ENECO si aspetta che le prime applicazioni verranno, come sempre, dal settore strategico della difesa e dell'aereonautica, e infatti ha già siglato contratti di collaborazione con la famigerata DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) del Pentagono e con la marina americana. Ma gli sviluppi futuri dovrebbero interessare l'elettronica di consumo, in special modo dispositivi portatili quali laptop e cellulari. La compagnia è in contatto anche con la Dell e con l'Apple per sfruttare la tecnologia del chip termico in postazioni fisse e server, dove potrebbe servire per riconvertire in elettricità l'energia dissipata per emissione termica, aumentando in questo modo l'efficienza delle macchine e migliorandone le prestazioni. Il chip termico, che per funzionare necessita di temperature intorno ai 600 gradi centigradi, potrebbe assorbire il calore necessario da un microalimentatore, magari basato su una fonte pulita e libera da emissioni carboniche nocive come potrebbe essere l'etanolo, andando a rimpiazzare anche gli odierni alternatori delle nostre automobili. E per questo aziende come Boeing, Ford e BMW hanno manifestato il loro interesse nella faccenda.



Purtroppo, però, prima che riesca a realizzare il suo sogno di una batteria quasi immortale, il dottor Brown dovrà superare gli ostacoli e i limiti di questa fase di partenza, che sarà comunque cruciale. Mettere a punto package adeguati a contenere il chip e allestire una tecnologia produttiva che possa sostenere lo sviluppo della ricerca non renderanno certo l'impresa una passeggiata. Ma in virtù della versatilità e della convenienza che sulla carta sembrerebbe garantire il chip termico, se la tecnologia dovesse tener fede alle promesse potremmo un giorno ritrovarci a ricaricare le batterie termiche dei nostri PC nel forno, oppure a usarle per mantenere alla giusta temperatura le nostre celle crioniche domestiche.

 

qqcreafis

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Inviato il: 26/6/2010,22:29

è una versione di termocoppia o termopila o meglio nel caso specifico di generatore termoionico . Ce ne sono di vari tipi, alcuni utilizzati nei satelliti in abbinamento ad un generatore di calore nucleare

Se l'emissione passa per il vuoto si parla di termoionico, se attraverso semiconduttore di termoelettrico

non escono dalle leggi della termodinamica !

Si deve infatti notare che l'assorbitore di elettroni deve essere freddo, lo si capisce bene se (di solito non lo sono ma potrebbero) i materiali anodo e catoto sono identici se hanno la stessa temperatura chi è quello che emette e quello che riceve ?

Di recente sono riusciti a fare delle celle efficienti con il silicio



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