Libero51
| Inviato il: 28/11/2010,08:36
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Quando mio figlio paragonò l'evolversi della combustione di una fornace ad una reazione a catena rimasi perplesso e pensai tra me a quella naturale tendenza dei giovani ad esagerare. Poi il riferimento divemme più preciso. Anche lui "combatte" per migliorare il suo impianto a legna a gassificazione. Lui però al mattino , dopo l'accensione , se ne và al lavoro e la fornace rimane sola sotto il controllo di una centralina fatta di termostati a cera , bimetalli e relè. Le sue centraline sono sempre molto più ordinate del confuso groviglio di fili di quelle paterne . Quando sbotta . . . ha pure ragione , e quando succede mi rallegro e penso al mio avatar di DARWIN che mi strizza l'occhio , furbetto, . . . evoluzione. La legna inizia ad accendersi , la temperatura dell'acqua in caldaia è bassa , occorre raggiungere velocemente quella temperatura di almeno settanta gradi necesari per bloccare la formazione di condensa acida e corrosiva. Con una soffiante a velocità fissa occorre aprire la saracinesca dell'aria principale al massimo per ottenere la massima potenza. La temperatura dei fumi sale ed in quelle condizioni salirebbe . . . veramente troppo. La chiusura appropriata della saracinesca dell'aria principale riduce il fenomeno ma il tempo a disposizione è terminato . . . occorre passare il controllo all'automatismo e . . . partire. A parte la qualità , la pezzatura, l'umidità e la disposizione della legna nella fornace (tutte cose che influiscono) , se la saracinesca rimane troppo aperta i fumi raggiungono temperature di oltre 250°C altrimenti a metà combustione la temperatura fumi scende sotto i 100°C , il termostato fumi stacca tutto e all'apertura dello sportello ti ritrovi con mezzo carico incombusto , magari incastrato a ponte. . . e puzza di fumo. O si pilota l'apertura e chiusura della saracinesca , o si varia la velocità della soffiante. La discussione sulla regolazione di velocità del motore asincrono serviva per questo. Usare un contollore a triac per variare la velocità dell'asincrono non è proprio il massimo ma è stata la via più semplice e grossolana. All'inizio non avevo neanche capito cosa indicasse quel nome : PID . Mi serviva un controllore di temperatura preciso della temperatura fumi e il contatto del relè PID serviva a cortocircuitare il controller a triac per ottenere almeno . . . due marce. Prima dell'arrivo del PID un vecchio termostato a bimetallo fissato sul tubo fumi faceva . . . quello che poteva . . . sordo come una campana. Con il nuovo sistema il funzionamento era più stabile (si fa per dire) . Poi la curiosità per quelle lucette che pulsavano , a volte , sul PID mi ha portato a tentare la traduzione di quel manuale in inglese . PID . . . Progressive . . . Integrative . . . Derivative . . . controller. Caspita stavo usando un bisturi per spaccar la legna . . .
www.crema.unimi.it/didattica/2003_c...OLLER%20PID.htm http://www.fis.unipr.it/~gigi/dida/strumen...rollore_PID.pdf
L'uscita SSR può pilotare un relè allo stato solido : 8 Volt a circuito aperto , 40 mA in corto. Ho provato con un minirelè ma niente da fare , ho provato con un led . . . lampeggiava in modo strano . . . , due led in serie . . . perfetto , lampeggiava all'unisono con il led del PID. Mo che ci faccio con sti due led . . . trovo una fotoresistenz nel pasticcio dei surplus la collego in parallelo al potenziometro del regolatore a triac , caccio led e fotoresistenza in un pezzo di guaina dell'antenna ed il mio fotoaccoppiatore è fatto . . . . eeeeeehmmmm eeeeeehmmmm eeeeeehmmmm eeeeeehmmmm il motore asincrono sembra sotto il controllo di un pilota di formula uno prima della partenza . . . ehmmmmmmmmm . ehmmmmmmmmm. Il dutycicle cambia e quei due tempi diversi acceso _ spento mantengono la temperatura dei fumi . . . inchiodata. Un controllo con l'amperometro mi conferma che la variazione di corrente nei due tempi è compatibile con la vita del motore .
Una figata pazzesca . . . oohhhps
P.S. Il regolatore a triac è dentro un vecchio contenitore di rullino fotografico . . .
Modificato da Libero51 - 28/11/2010, 09:05
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| | Ferrobattuto
| Inviato il: 28/11/2010,13:56
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Congratulazioni Libero! Sia per la semplicità e l'immediatezza che per le spiegazioni colorite e simpatiche!
| | | | Libero51
| Inviato il: 4/1/2011,09:35
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CITAZIONE (Libero51 @ 28/11/2010, 08:36) . . . A parte la qualità , la pezzatura, l'umidità e la disposizione della legna nella fornace (tutte cose che influiscono) , se la saracinesca rimane troppo aperta i fumi raggiungono temperature di oltre 250°C altrimenti a metà combustione la temperatura fumi scende sotto i 100°C , il termostato fumi stacca tutto e all'apertura dello sportello ti ritrovi con mezzo carico incombusto , magari incastrato a ponte. . . e puzza di fumo. E' trascorso più di un mese e l'esperienza del controllo di combustione con il PID mi permette di esprimere qualche considerazione . Quando il focolare raggiunge la potenza il controllore mantiene stabile la temeratura dei fumi nell'intorno dei 155 °C . Sono settimane che di riffa o di raffa, tra il trasporto legna in centrale termica , le operazioni di pulizia e di accensione per un'oretta al giorno controllo che succede e osservo . . . Stabile . . . sicuramente stabile più di prima . . . ma non certo stabile come un brucitore a gas o a pellets. Perchè ? Escludendo il periodo di accensione e spegnimento in cui la situazione ovviamente varia rimane da osservare il periodo di funzionamento . . . a regime , con una buona quantità di legna accesa nel focolare. Neppure in questo periodo il regolatore riesce a risolvere completamente l'instabilità del focolare. Il motivo principale deriva proprio dalla disposizione dei ciocchi di legna rispetto alle feritoie del bruciatore . Se il ciocco è davanti alla feritoia la gassificazione avviene regolarmente e il ciocco si consuma . . . si consuma e sparisce. Se al suo posto non cade un'altro ciocco, si forma un corridoio in cui l'aria principale passa . Passa senza combinarsi al meglio con le pareti incandescenti dei ciocchi limitrofi . Passando accanto alla caldaia . . . me ne accorgo benissimo . Se il focolare è pieno di legna accesa e la ventola gira al massimo fuori dal dutycicle del regolatore vuol dire che si è aperto un corridoio e che la legna si è incastrata a ponte. La mia è una caldaia del 2002 ed i modelli successivi hanno migliorato i bruciatori aumentando e distanziamdo le feritoie del bruciatore. Ma non è questo il punto. Più la pezzatura del combustibile solido è piccola e meglio si riesce a costruire il bruciatore efficiente . . . Nelle centrali a carbone il combustibile viene polverizzato e sparato nel brucitore quasi come se fosse un gas . . . e questo spiega il successo del pellet. Mi chiedo se la dimensione del pellets si sia affermata per ragioni di questo tipo o semplicemente perchè in quel modo si è recuperata segatura che prima non era semplice da usare come combustibile. Anche il cippato , per la sua piccola dimensione e per la possibilità di recupero di ramaglie prima difficilmente riutilizzabili possiede queste caratteristiche . Voluminoso , umido e rapidamente deteriorabile da muffe , funghi e microorganismi vari a differenza del pellet che sterilizzato dal calore della pressa viene subito rinchiuso in sacchetti quasi stagni. Il prossimo anno . . . semplicemente teglierò la legna più corta e spacchero maggiormente i ciocchi.
Costerà di più . . . chissà se ne vale la pena.
Come al solito la ricerca dell'equilibrio tra minor costo e maggior rendimento è impresa difficile.
Saluti
P.S. La mancanza quasi totale del fumo dal camino , la cenere sottile e chiara che ricopre l'interno della canna fumaria è comunque un importante segnale di basso impatto ambientale.
BRA è sempre stata una città . . . puzzolente . Da bambino ricordo gli odori acri delle concerie e dei depositi di guano. Oggi gli odori si caratterizzano per qualche zaffata al fenolo degli inceneritori di scarti di lavorazione di laminati plastici . . . preferivo il guano . Le centraline antiinquinamento hanno comunque rilevato che la situazione peggiore è in una zona collinare dove i venti sono deboli e la gente si riscalda . . . con la legna.
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