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Formazione di una cella o batteria Plantè By ITA815
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ITA815

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Inviato il: 15/01/2018 06:45:05

Salve a tutti.
Questo è un semplice manuale, dopo 5 anni di test, dove andrò a spiegare il mio metodo di formazione di una cella o di una batteria Plantè.
Non ci saranno dati tecnici significativi … ci saranno solo poche regole a cui attenersi per eseguire una formazione lineare e più semplice possibile.
Questo è un manuale adatto a chi si affaccia per la prima volta alla costruzione e alla formazione di una cella Plantè … non mancheranno però spunti che anche ai più esperti possano interessare.
Questo manuale nel tempo può subire delle variazioni in quanto, continuando con i test, posso trovare delle migliorie che poi andrò ad inserire in questo testo.
Consiglio di controllare le date di modifica dei vari testi.
Chi invece ha già dimestichezza nel costruirsi una cella o batteria Plantè ed è solo interessato al metodo di formazione parta direttamente dall' ottava parte del messaggio ... da quel messaggio in poi viene descritta la procedura di formazione.

La formazione.

La parola “formazione” significa preparare una cella o batteria Plantè al suo utilizzo.
A differenza delle batterie auto che andate a comprare nei negozi autorizzati dove sono già pronte all’ uso o al massimo hanno bisogno di una ricarica … le batterie Plantè, appena vengono assemblate, hanno bisogno di una procedura e di un trattamento specifico per fare in modo che possano essere usate come le batterie auto.
Questo trattamento o procedura viene denominato “formazione”.
I materiali che suggerisco di usare inizialmente sono materiali semplici e poco costosi e che spesso avete già in casa o in garage o in cantina … questo perché se siete interessati alla creazione di celle da 2 volt , che poi in un futuro decidete di costruire per un impianto fotovoltaico, dovrete capire la logica della formazione e a cosa serve, nel dettaglio, la formazione di una cella.
Dato che l’ inizio di una formazione di una cella è un processo abbastanza rapido avrete modo, in poco tempo, di capire se riuscirete a comprenderne il concetto o meno.
In questo modo potrete decidere se continuare con il lavoro per costruirvi le vere celle che vi servono per i vostri lavori e investire il denaro che serve … oppure abbandonare il tutto … il costo alla fine, per fare questo test, risulterà irrisorio.
Dato che questo manuale spiega passo a passo tutte le varie operazioni da eseguire per fare una buona formazione non mancheranno anche dettagli aggiuntivi che vi aiutano ad evitare problematiche che possono insorgere in fase di formazione.
Questo metodo di formazione si adatta a qualsiasi tipo di cella o batteria che intendete costruirvi perché la formazione in se stessa si basa sulle tensioni su cui si andrà a lavorare.
L’ importante è che la cella sia costituita da piastre in piombo e di una soluzione liquida composta da acqua demineralizzata, o distillata, e acido solforico.
La densità della soluzione liquida tenderà un po’ a variare nel tempo … ma verrà regolata su una determinata tensione su cui si deve attenere la formazione e non su una misura di un densimetro.
Per cui non preoccupatevi di cercare densimetri specifici per densità particolari della soluzione acida.
Piuttosto procuratevi un buon tester che dovrà rimanere collegato in modo permanente sulla cella o sulla batteria.

Fine prima parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 21/03/2021, 22:03:36
 

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Inviato il: 15/01/2018 06:48:33

Seconda parte del messaggio.

Per quello che riguarda la formazione di una batteria … formare una batteria con celle collegate in serie è un vero problema … non si riesce a mantenere le tensioni allineate delle celle.
Per questo motivo vi consiglio di collegare tutte le celle della batteria in parallelo e di formare tale batteria cose se fosse una cella multipla a 2 Volt.
Una volta terminata la formazione della batteria-cella è sufficiente ricollegare le celle in serie e avete pronta all’ uso la vostra batteria.
Questo significa che le tensioni che andrò ad inserire in futuro per la formazione saranno su celle da 2 volt in quanto la batteria-cella sarà sempre da 2 volt.

Le regole.

Le regole a cui bisogna attenersi scrupolosamente sono:

Regola 1 - le piastre in piombo, prima di essere immerse nella soluzione acida, devono avere le superfici ripulite dal suo ossido naturale … qualsiasi esso sia … fatta eccezione per piastre che hanno già lavorato in una soluzione acida di acido solforico e che sono state momentaneamente parcheggiate.
In questo caso basta togliere lo sporco residuo, tipo la polvere , e possono proseguire la formazione.
Se però queste piastre hanno tracce di altri acidi o di olio in genere allora non sono utilizzabili in quanto l’ ossido presente sulle piastre è contaminato, andrebbe a contaminare l’ intera cella e potrebbero non essere utilizzabili se non ripulite a fondo sino a togliere tutti gli ossidi.
Per tutte le altre piastre nuove che hanno il classico ossido di colore grigio scuro che si forma naturalmente è sufficiente una spazzola di acciaio o di ferro per togliere tale ossido.
Fatta questa operazione si può inserire la piastra in piombo nella soluzione acida.

Regola 2 – il numero di piastre per cella non può essere messo a caso.
Se mettiamo in una cella 1 positiva e 2 negative è sbagliato.
E’ un errore che ho fatto anche io per tanto tempo e solo ultimamente ho capito che è una composizione non corretta di una cella.
Questo perché le correnti di carica sono nettamente sbilanciate.
Per esempio … se diamo 1 Ampere di carica ad una cella composta da 1 positiva e 2 negative in realtà la positiva riceve 1 Ampere ma alle negative arrivano 500 mA ognuna.
Quando si inverte la polarità diventa un problema nell’ evitare l’ elettrolisi della positiva che diventa negativa e viceversa.

Fine seconda parte del messaggio.

 

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Inviato il: 15/01/2018 06:49:52

Terza parte del messaggio.

Il mio consiglio, se dovete fare solo un test, è utilizzare un numero uguale sia di positive che di negative … in questo modo tutte le piastre ricevono la stessa corrente di carica e lavorano in modo lineare.
Se invece dovete per forza avere la negativa finale cercate di inserire un numero maggiore di positive in modo che la differenza di erogazione di corrente tra le 2 tipologie di piastre sia ridotta al minimo.
Consiglio come minimo 3 positive e 4 negative.

Regola 3 – La temperatura della cella è un fattore importante.
Ho lavorato 2 inverni in garage senza riscaldamento con temperature che andavano dai 2 gradi ai 7 gradi.
Ho tentato in tutti i modi di far avanzare la formazione ma non ci sono mai riuscito.
La temperatura minima consigliata per formare una cella è di 25 gradi.
Attualmente io tengo la cella ad una temperatura di 35 gradi e lo messa a bagnomaria dentro ad un contenitore pieno di acqua scaldato da una piastra elettrica depotenziata del 50% tramite 3 diodi in parallelo da 6 ampere l’ uno e collegati in serie sul cavo di alimentazione.
Se dovete solo fare un test aspettate la bella stagione o posizionate la cella in un ambiente dove vi siano almeno 25 gradi … fate però attenzione ai gas prodotti dall’ elettrolisi … sono tossici e pericolosi.

Regola 4.
Aggiunta di acido.
Può capitare che se eseguite spesso e volentieri aggiunte di acqua distillata o demineralizzata (circa 1 giorno si e 1 giorno no) causa eccessiva evaporazione del liquido nella cella sia obbligatorio correggere anche la densità dell' acido solforico ... in questo caso acquistate un comune densimetro per batterie da autovettura che lo trovato in un negozio che vende accessori auto ... costa tra i 3 euro e 5 euro.

Termini o terminologie.
Chi già mi legge è a conoscenza di certi termini che uso per indicare un evento o una situazione.
I principali sono questi:
“Tensione stabilizzata di inizio carica” … oppure … “Tensione di inizio carica”.
Quando si è terminata la scarica di una cella, e la si rimette in carica, generalmente succedono 2 cose:
1 – Appena messa in carica la cella la tensione sale velocemente sino a 2,40 volt o oltre … poi lentamente la tensione scende sino ad arrivare a fermarsi su una tensione non ben definita in quanto ad ogni ricarica spesso la tensione non è sempre la stessa.
2 – Appena messa in carica la cella la tensione sale lentamente sino a fermarsi ad una tensione anch’ essa non ben definita.
In entrambi i casi quando la tensione si sofferma su un determinato valore, ad inizio carica, quello stesso valore è la “Tensione di inizio carica”.

“Tensione stabilizzata di fine carica” … oppure … “Tensione di fine carica”.
E’ la tensione massima che volete raggiungere sulla vostra cella quando si è a fine carica.
Ci sono 2 modi per raggiungere la tensione massima di carica e mantenerla stabile.

Fine terza parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 08/10/2020, 11:26:05
 

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Inviato il: 15/01/2018 06:51:42

Quarta parte del messaggio.

Modo 1 – Tramite l’ erogazione controllata della corrente (Ampere) di carica.
Modo 2 – tramite un controllo elettronico che ne delimita la tensione massima.
Nel mio metodo di formazione, spiegato in questo manuale, utilizzo il “modo 1” in quanto, essendo manuale, si riesce a comprendere meglio la logica e a cosa serve la formazione di una cella.
Poi al limite, con l’ aiuto dell’ elettronica, si può automatizzare il tutto.

“Tensione stabilizzata di inizio scarica” … oppure … “Tensione di inizio scarica”.
Quando mettete in scarica una cella inizialmente la tensione scende rapidamente.
Poi inizia a rallentare sino a soffermarsi ad una determinata tensione.
Quella tensione su cui si sofferma la cella è la “Tensione di inizio scarica”.

“Tensione stabilizzata di fine scarica” … oppure … “Tensione di fine scarica”.
E’ la tensione minima che si raggiunge, in fase di scarica, quando la cella è scarica al 100%.

Ora passiamo ai materiali che servono per costruire una cella.
Naturalmente servono le piastre in piombo … se non le avete potete fare un giro per i rottamai e vedere di trovare fogli di piombo che generalmente vengono usati per le coperture dei tetti … se trovate i fogli sarà sufficiente ritagliare i fogli per creare delle piastre … generalmente hanno uno spessore di 1 millimetro per cui si tagliano molto facilmente.
Al limite li potete comprare nuovi i fogli di piombo e li trovate nei negozi che vendono materiali ferrosi.
Procuratevi una batteria auto dove dovete estrarre la soluzione acida contenuta al suo interno e, se non avete un contenitore dove mettere le piastre in piombo, utilizzate la carcassa della batteria come cella.
E’ sufficiente tagliare il coperchio della batteria e vuotarla dal contenuto che trovate in essa e dopo una bella lavata la potete usare come contenitore per i vostri test.
Ricordate di usare guanti antiacido quando maneggiate una batteria e state attenti agli schizzi della soluzione acida … buca i vestiti e irrita la pelle … usate un paio di occhiali di protezione.
Prima di aprire un batteria auto scaricatela completamente.
Procuratevi un densimetro per batterie auto in un negozio di accessori auto … costa da 3 euro ai 5 euro.
Procuratevi una tanica di acqua demineralizzata o acqua distillata ... il costo varia da 1 euro a 2 euro per un fustino da 5 litri.

Fine quarta parte del messaggio.

 

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Inviato il: 15/01/2018 06:53:26

Quinta parte del messaggio.

Procuratevi un recipiente idoneo per contenere la soluzione liquida sufficiente per riempire la cella con le piastre in piombo inserite nel suo interno ... se usate la carcassa della batteria potete usare le celle come recipienti per la soluzione acida.
Procuratevi lampadine di autovettura da 5 watt, 10 watt, 21 watt e 50 o 60 watt.
Su tutte le lampadine dovrete saldare i 2 fili che andranno collegati alla cella per poterla scaricare.
Questo è un esempio di come potete assemblare una cella … da qui prendete lo spunto che volete … la cosa importante è che le piastre non vadano a contatto tra di loro e che non tocchino il fondo della batteria … usate degli angolari in PVC per alzare le piastre dal fondo e della rete verde da giardinaggio in PVC e la usate sia come distanziali tra le piastre e sia come separatori.
Al limite, se fate solo un test, usate le buste che trovate dentro la batteria … e dopo averle lavate bene in acqua demineralizzata gli infilate dentro le piastre positive.
Se usate le buste della batteria fate delle piastre della stessa misura delle piastre che conteneva la batteria.
Ricordatevi però che dopo la formazione bisogna togliere le buste e ripulire le piastre dallo sporco residuo altrimenti si bloccheranno.
Se le piastre in piombo che andate ad inserire nella cella hanno uno spessore di 1 millimetro, più o meno, mettete nella cella più positive e negative possibili lasciando un minimo di spazio per fare circolare il liquido … e potete lasciare perdere i distanziali da mettere sul fondo della cella se usate le buste.

http://www.energialternativa.info/public/newforum/ForumEA/S/Cella%20da%206%20Ah-C3-1024x577.jpg



Fine quinta parte del messaggio.



Modificato da marcosnout - 12/04/2018, 10:57:23
 

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Inviato il: 15/01/2018 06:55:01

Sesta parte del messaggio.

Regolate la densità di acido solforico, con un semplice densimetro per batteria auto, a 1050.
Se usate piastre che hanno già fatto formazione regolare la densità dell' acido con il densimetro facendo in modo che la punta del galleggiante sia a filo con la superficie della soluzione acida.

Fine sesta parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 21/03/2021, 20:27:29
 

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Inviato il: 15/01/2018 06:56:39

Settima parte del messaggio.

Fatto questo versate il liquido in cella e riempitela sino a sommergere le piastre in piombo facendo in modo che ci siano almeno 2 centimetri di soluzione liquida sopra i bordi superiori delle piastre.
Fatto questo cercate di mettere una specie di coperchio sulla cella per fare in modo che la gran parte di vapore generato dall’ elettrolisi delle piastre possa ricadere in forma di gocce nella cella … aiuterà ad evitare continui rabbocchi di acqua demineralizzata alla cella.
Se i rabbocchi sono frequenti controllare con il densimetro la densità dell' acido e al bisogno si fa una aggiunta di acido.
Fatto questo collegate il positivo del carica batterie alle piastre positive e il negativo alle piastre negative.
Collegate un tester sui perni delle piastre per tenere sotto controllo la tensione delle piastre.
Al termine di tutti i collegamenti lubrificate dadi, rondelle barre filettate e quant’ altro usate per assemblare i collegamenti sui perni delle piastre con del grasso di vasellina … altrimenti i materiali ferrosi con i vapori di acido si corrodono rapidamente.
Se usate uno stabilizzatore con tensione variabile da zero volt in su, come carica batterie, ed è sprovvisto di amperometro usate un’ altro tester collegato in serie su un filo di uscita dell’ alimentatore che va alla cella.
Posizionate i puntali del tester in modo da poter leggere gli Ampere in scala 10 Ampere in modo di potere avere in tempo reale gli Ampere che assorbe la cella man mano che aumentate o calate la tensione di carica.
Tenete sotto controllo la temperatura dello stabilizzatore … potrebbe scaldare parecchio quando si lavora a bassa tensione.
Se non avete uno stabilizzatore con tensione variabile o non è adatto a lavorare sui 2 volt di tensione potete utilizzare un carica batterie tradizionale senza controlli elettronici di fine carica e che abbia la possibilità di avere l’ uscita a 6 volt.
Sul positivo del carica batterie collegate in serie circa 14 diodi e al terminale dell’ ultimo diodo collegate il positivo della cella.
Il negativo va collegato direttamente al negativo della cella.
E’ un sistema un po’ alla “MacGiver” ma funziona ugualmente in quanto con un cavallotto con in testa una pinzetta o coccodrillo si tolgo e si aggiungono diodi in serie per regolare la corrente di carica.
Consiglio di acquistare un ciclatore automatico dove si regola la tensione minima e massima per ciclare la cella … vi semplificherà parecchio la vita e costa pochissimo.
In tutti i modi nel forum e nella sezione accumulatori ci sono tanti esempi di come creare un formatore automatico fatto da parecchi utenti che si sono cimentati nel formare le celle Plantè.

Fine settima parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 12/04/2018, 12:36:44
 

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Inviato il: 15/01/2018 06:57:48

Ottava parte del messaggio.

Se è tutto pronto iniziamo a dare corrente alla cella e iniziamo la formazione delle piastre.
Controllate la tensione del tester collegato alla cella … la tensione che deve raggiungere la cella è di circa 2,60 volt.
Se non li raggiunge aumentare la tensione sino a quando sul tester compaiono i 2,60 volt.
Se tende ad aumentare calate leggermente la tensione.
La cella resterà per poco tempo su questa tensione perché è una tensione di picco che raggiunge a causa della mancanza di ossidi sulle piastre in piombo.
La tensione ad un certo punto inizierà a scendere … lascatela scendere senza regolare nulla … controllate solo gli ampere di carica che, mentre la tensione sta scendendo, generalmente vanno a salire.
Arriverà un momento in cui la tensione smetterà di scendere … da quel momento la cella è in carica in quanto il piombo sta generando gli ossidi.
Se vedete dell’ elettrolisi non fateci caso … è tutto ok.
Dopo pochi minuti vedrete le positive cambiare colore … proseguite con la carica per 24 ore.
Mettete in scarica la cella con una lampadina da 5 watt ... dovete arrivare ad una tensione di circa 0,50 volt.
Raggiunta tale tensione togliete il carico (la lampadina da 5 watt) e rimettete in carica la cella a polarità invertita e lasciate in carica per altre 24 ore.

Fine ottava parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 08/10/2020, 11:48:37
 

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Inviato il: 15/01/2018 07:01:50

Nona parte del messaggio.

Le tensioni cambieranno ma non dovete farci caso … dovete solo preoccuparvi che la tensione di fine carica non vada oltre i 2,60 volt e che la cella sia in elettrolisi.
Dopo 24 ore di carica a polarità invertita rimettete la cella in scarica sempre con la lampadina da 5 watt e attendete che arrivi a 0,50 volt ... poi tornate ad invertire la polarità e rimettete la cella in carica.
Da questo momento in poi si iniziano i cicli di carica/scarica.
Caricate la cella sino ad arrivare sempre a 2,60 volt in un tempo non inferiore alle 5 ore di carica ... se ci mettete meno tempo abbassate la corrente di carica o abbassate la tensione del carica batterie.
Ricordatevi che il tempo di carica deve essere sempre di 5 ore e dopo 5 ore di carica la cella deve raggiungere i 2,60 volt.
Quindi deve essere erogata la giusta quantità di corrente per mantenere questi parametri.
Una volta raggiunti i 2,60 volt in 5 ore di carica applicate sempre una lampadina da 5 watt e iniziate la scarica ... raggiunti gli 0,50 volt interrompete la scarica e rimettete in carica la cella.
Continuate con questi cicli di carica/scarica rispettando la tensione di fine carica scritte sopra e con il carico da 5 watt sino a quando si arriva ad un accumulo pari a 3 ore entro gli 1,83 volt.
Se la cella ad ogni scarica continua ad aumentare di accumulo e la tensione di fine carica scende sotto i 2,50 volt aumentate la corrente di carica riportando, più o meno, la cella a 2,60 volt e continuate con i cicli.
Si arriverà però ad un certo punto che se anche la cella arriva a fine carica a 2,60 volt e se anche le positive diventano di un marrone molto scuro quando mettete la cella in scarica i tempi di accumulo non aumentano più … questo vuol dire che è ora di invertire la polarità di carica.

Fine nona parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 08/10/2020, 11:58:22
 

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Inviato il: 15/01/2018 07:03:05

Decima parte del messaggio.

Una volta che avete scaricato completamente la cella e ricollegato i cavi del carica batterie a polarità invertita applicare una corrente di carica molto limitata.
La prima ricarica a polarità invertita si deve eseguire senza fare elettrolisi.
Una volta che avviate la ricarica la corrente va regolata facendo in modo che non avvenga l' elettrolisi ... se questo succede basta abbassare un po' la corrente di carica.
Ci sarà da parte della cella una opposizione all' inversione di polarità soffermandosi, in fase di carica, su tensioni molto basse ... non dovete fare nulla ... aspettate con calma e vedrete che dopo un po' di tempo l' opposizione all' inversione di polarità avrà termine e la tensione si alzerà molto velocemente.
Nel momento in cui termina l' opposizione della cella all' inversione di polarità la corrente di carica scende rapidamente ... dovrete correggere questa caduta di corrente di carica aumentandola sino a quando sul voltmetro la tensione sale tra i 2,35 volt e i 2,45 volt.
Una volta raggiunte queste tensioni non toccate più nulla ... la tensione in pochi minuti scenderà da sola sino ad una tensione che si aggira tra i 2,20 volt e i 2,28 volt ... è tutto regolare (2,00 volt e 2,05 volt dopo la seconda inversione di polarità).
Attendere che la tensione salga sino a 2,35 volt.
Una volta che avranno raggiunto questa tensione rimettete in scarica la cella con l' ultimo carico che avete usato prima di invertire la polarità.
Alla prima scarica i tempi di accumulo saranno nettamente inferiori ai tempi raggiunti prima dell' inversione di polarità ... è una cosa normale ... gli ossidi si devono ancora convertire.
Continuate con i cicli di carica/scarica e vedrete aumentare la capacità.
La tensione di fine carica deve raggiungere come minimo i 2,35 volt.
Quando arrivano, dopo vari cicli di carica/scarica, tra i 2,35 volt e i 2,40 volt e non vi è più aumento di accumulo vuol dire che bisogna nuovamente invertire la polarità e ripetere la procedura di inversione come descritto in questa decima parte del messaggio.
Proseguite con i cicli di carica/scarica e le inversioni di polarità sino a quando non avrete più alcun aumento di accumulo.
Se nel proseguo dei cicli di carica/scarica la tensione di inizio scarica aumenta non fate nulla ... è tutto regolare in quanto man mano che la cella aumenta di accumulo si alza anche la tensione di inizio scarica.
In tutti i modi la tensione di inizio scarica non deve oltrepassare gli 1,90 volt.
Proseguite con i cicli di carica/scarica e le inversioni di polarità sino a quando non avrete più alcun aumento di accumulo.
A questo punto riportate la polarità normale sulla cella ed eseguite i cicli di carica e scarica simulando il funzionamento della cella sotto fotovoltaico.
In pratica si arriva a fine formazione quando la cella si carica in 5 ore e la tensione raggiunge i 2,35 volt.
Se non si raggiunge più una tensione di 2,35 volt in 5 ore allora si può aumentare la corrente di carica ... ma tutto questo sino ad un certo punto in quanto bisogna restare dentro a determinati parametri.

Fine decima parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 21/03/2021, 20:33:20
 

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Inviato il: 15/01/2018 07:04:20

Undicesima parte del messaggio.

Qui ora inizia la parte più difficile da spiegare.
Iniziamo con il semplificare alcuni "gerghi" tecnici che scriverò da qui in avanti.

Gergo 1:
Carica C5 = Si intende che si andrà ad eseguire una ricarica della cella applicando una corrente che andrà a caricare la cella in un tempo massimo di 5 ore.

Gergo 2:
Carico C3 = Si intende applicare una lampadina per scaricare la cella in un tempo non superiore, o che non sia minore, alle 3 ore.

Ora passiamo al calcolo della superficie della piastra per sapere quando la formazione è arrivata al termine (nell' appendice A - parte 1 - scaricare un programmino che vi servirà per calcolare la superficie delle vostre piastre).

Un corretto funzionamento della cella deve avere la seguente caratteristica:
Deve essere caricata in 5 ore, con una giusta corrente di carica, la quale, dopo 5 ore di carica, la cella deve raggiungere i 2,35 volt (su un impianto fotovoltaico con un inverter a 24 volt, come il mio, corrisponde ad una tensione di carica massima pari a 28,2 volt).
Quando si scarica la cella quest' ultima deve essere in grado di erogare la stessa quantità di energia accumulata meno un 5/10% massimo di perdita.
Se la perdita diventa maggiore del 5/10% si è arrivati a fine formazione.
La fine della formazione la si denota quando la tensione massima di carica non viene più raggiunta in 5 ore con una corrente di carica C5.



Fine undicesima parte del messaggio.



Modificato da ITA815 - 08/10/2020, 14:02:33
 

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Inviato il: 15/01/2018 07:08:58

Per aggiunte e commenti per migliorare il testo scrivetemi nell' altra mia pagina di discussione.

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