| Keyosz
| Inviato il: 27/1/2011,22:27
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Ciao Piero1955, l'idea di attaccare la resistenza di carico solo nei tempi morti per massimizzare gli impulsi a fronte tagliente è l'ideale, ma presenta dei problemi pratici per il tipo di circuito in questione: 1) non avendo il condensatore in uscita se togliamo la resistenza rischiamo di avere die picchi di tensione transitori molto elevati che danneggerebbero il circuito di retroazione nonostante il partitore 2) se la battteria è molto solfatata presenta una resistenza interna elevata se non adirittuta prossima al circuito aperto nei casi peggiori ed essendo la bobina in serie alla batteria se non viene caricata con una adeguata corrente non carica il campo magnetico e di conseguenza non genera il rilascio induttivo minimo necessario ad avviare il processo di scomposizione dei cristalli 3) il pin 2 è il collettore del transistor di potenza interno, anche se la base è pilotata ad onda quadra il collettore è connesso nel punto più rumoroso del circuito dove sul fronte di spegnimento del transistor vengono generati dei "risucchi induttivi" da parte della bobina, anche se il diodo limita tali impulsi negativi a -0,3 / -0,5V per dei brevissimi istanti c'è uno strettissimo impulso di dirac che potrebbe rendere instabile il circuito di pilotaggio della resistenza o addirittura danneggiarlo 4) non usare lm317 o componenti attivi sull'uscita ma solo componenti passivi resistivi, il rilascio idnuttivo della bobina deve arrivare indisturbato ai poli della batteria e alle materie attive/passive interne, qualsiasi componente attivo sul cammino rischia di alterate la forma d'onda e le sue proprietà desolfatanti oltre che a correre il rischio di danneggiare l'lm317 con le sovratensioni di impulso della bobina
Quindi come vedi questo circuito non è nato per ottimizzare il sistema di desolfatazione ma per rendere il circuito il più semplice da realizzare e versatile nell'uso possibile, il dietro della medaglia è l'efficenza, avrei in mente altri circuiti più elaborati ma credo che sarebbero difficili da realizzare e tarare e per ora non ho neanche avuto il tempo di pensare di realizzarli. Un metodo molto efficace sarebbe quello di chiudere la bobina a massa e collegare la batteria ai capi della bobina con opportuni diodi per fargli assorbire un impulso puro e indipendente dallo stato interno della batteria, ma questa soluzione può egnerare archi a 100V se non maggiori che se la batterie internamente è danneggiata e presenta interruzioni nei ponti di collegamento potrebbe generare archi voltaici che una volta prodotto un wuantitativo minimo di idrogeno innescherebbe una piccola esplosione (tipo petardo) ma che crepando la plastica spruzzerebbe acido tutti in giro, con i conseguenti pericoli per chi stà attorno, per questo motivo non ho realizzato circuiti più potenti basati su altri schemi, questo qui realizzato non sarà il top ma per lo meno è auto-regolato in corrente, se apriamo il circuito la corrente nella bobina si limita al solo assorbimento della resistenza e la resistenza stessa smorza gli impulsi in modo logaritmico se superano certe soglie, limitando i pericoli di sovratensione.
Non so bene il principio fisico che riconverte parte del solfato di piombo cristallizzato rendendolo spugnoso e di nuovo attivo ma credo che la sovratensione impulsiva del rilascio induttivo sia la chiave per la ricarica a fondo delle batterie con conseguente scolgimento della forma cristallina delle materie attive passivate, da alcune letture deducevo anche che lìimpulso positivo (la bobina) aiuta il polo positivo mentre quello negativo (la resistenza) beneficia il polo negativo, ma sono tutte supposizioni, potre sbagliarmi.
Ad ogni modo non confondiamo questi impulsi di carica e scarica brevi a 50Kz con una corrente AC ad alta frequenza, perchè la forma d'onda del rilascio induttivo delle bobine pare essere la chiave del processo, se usate una sinusoide AC alla stessa frequenza non atterrete gli stessi benefici ma anzi rischiate di far invecchiare la batteria generando usura di cicli di carica e scarica
| | | | piero1955
| Inviato il: 28/1/2011,11:12
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OK, tutto chiaro..... Erano solo delle "fantasie" emerse durante chiacchierate con colleghi che ho "trascinato" in questi discorsi desolfatanti..... Seguendo i tuoi ragionamenti, applicando le mie fantasiose modifiche rischirei di danneggiare l'LM2576. OK anche per l' LM317, sarebbe sottoposto LUI a dei picchi eccessivi, quindi bocciata anche questa idea. Mi è stata regalata una batteria VARTA da 12V 60A: un amico che lascia la macchina (diesel) all'aperto, l'ha sostituita perchè dopo due giorni lasciata ferma (era un periodo molto freddo con neve e ghiaccio) non partiva più. Dopo un mese che l'ha sostituita e quindi è stata lasciata scollegata ed al freddo, ho misurato 10,6V. Attaccata al desolfatatore, l'amperometro va a fondo scala(>5A) e dopo qualche minuto scende a valori accettabili. Ancora devo controllarla, vedere se le piastre sono ricoperte dall'elettrolita e quindi per il momento non la lascio collegata. Ho difficoltà ad aprirla, sembra che il coperchio sia incollato. Qualcuno sa se questo tipo di batterie si apre, o è necessario rompere il coperchio?
Per quanto riguarda invece le mie vecchie AGM, nutro molti dubbi che anche questo desolfatatore riesca a farle "ripartire". Ne ho lasciate due in serie per qualche settimana ma nulla da fare....... Penso che saranno solo buone per recupero piombo (per chi lo recupera) o per COBAT. L'ultimo tentativo, sarà quello con un circuito tipo MEGAPULSE (quello con il 555 e MOSFET), poi........ Naturalmente se qualcuno ha qualche suggerimento, è MOLTO ben accetto......
Per Forza12. Le batterie di cui parli, sono le AGM. Le GEL hanno le piastre immerse in una sostanza gelatinosa (elettrolita) e sono ancora diverse nei trattamenti rispetto alle altre. Per la resistenza da 30ohm non penso che sia sufficiente da 30W. La potenza da dissipare è tale che andrebbe troppo su di temperatura. In questi casi, puoi fare una serie di più resistenze per un totale di 30ohm (3 da 10ohm 30W, 6 da 4,7ohm 20W.........) così suddividi la potenza dissipata e rischi meno. Oppure due da 68ohm 30W in parallelo: stesso risultato di quelle in serie.
Per Valerio_79. No, non puoi misurare la tensione di singoli elementi a meno di non rompere la batteria, aprirla e individuare i cavallotti di interconnessione dei vari elementi. Per esempio (batterie AGM) se misuri 13,6V (6 elementi) sei tranquillo: 13,6/6=2,27. Se misuri 11V, o è scarica oppure ha un elemento in corto. Una volta, anni fa, le batterie erano ricoperte da catrame o pece e sporgevano solo i due poli ed i tappi. In quelle batterie, se affondavi il puntale del tester nel catrame, potevi misurare la tensione dei singoli elementi, anzi se uno era guasto potevi anche sostituirlo...... Ma di questo ci potrebbe raccontare meglio Ferro..... anche se questo non è il 3D giusto. Per il resto non fatevi scrupoli, se avete domande fatele pure..... i forum servono a questo....
Un saluto a tutti
| | | | Keyosz
| Inviato il: 28/1/2011,13:21
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Ciao Piero1955, se misuri meno di 11V e appena la attacchi assorbe molta corrente significa che più che solfatata quella batteria ha una cella in corto, ad ogni modo se è del tipo nuovo con il coperchio sigillato o lo rompi forzandolo oppure puoi fare 6 fori con il trapano in corrispondenza dei 6 elementi stando ben attento appena fori la plastica a non andare dentro con la punta del trapano per non toccare e danneggiare le piastre interne, io ho fatto così per un paio di batterie che ultimamente tendono a fare chiuse senza ispezione a vite, poi alla fine pulisci bene e gli metti sopra del nastro isolante
Le batterie al gel o agm se dentro sono secche c'è poco da fare e da esperienze passate anche aprirle e idratarle con poche goccie d'acqua il più delle volte le mandava in corto, guarda a me quel tipo di batterie mi fanno schifo sono solo un modo per far spendere soldi inutilmente!
| | | | piero1955
| Inviato il: 28/1/2011,14:59
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Ciao Keyosz Anche io pensavo la stessa cosa, ma quello che è strano è che al mio amico se usava la macchina tutti i giorni, partiva sempre. Solo se stava ferma un paio di giorni o più (all'aperto con neve e ghiaccio) non partiva....... OK per il discorso del trapano: sarebbe la prima in cui mi "imbatto"..... Quando avrò un pò di tempo, spero nel weekend, gli darò un'occhiata più approfondita e poi ti farò sapere. Per quanto riguarda le AGM sono batterie diverse da quelle per auto. Quelle che ho ora in funzione, totale 220A posso scaricarle a 22A per 10 ore. Non so se potrei farlo con quelle da auto di pari capacità penso che durerebbero di meno. Però sono molto delicate a differnza delle altre che sono più "maltrattabili".
Ciao, un saluto a tutti
| | | | Valerio_79
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| Inviato il: 28/1/2011,19:01
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scusate, a quale scopo fare un buco nelle batterie al gel? Che tipo di soluzione è quella usata per impregnare la spugna fra un elemento e l'altro nelle batterie al gel? Se fossero secche si potrebbe aggiungere acido solforico al posto dell'acqua distillata? Altra cosa: quando comprai la batteria per la moto, mi hanno dato in dotazione 6 fiale di acido da iniettare nella batteria per poi chiuderla definitivamente con una striscia (intendo una striscia di tappi). Questa batteria non ha il classico "sfogo" al quale collegare il tubicino di gomma. Una volta chiusa diventa sigillata. Che tipo di batteria è?
| | | | Keyosz
| Inviato il: 28/1/2011,19:56
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è una normalissima batteria ad elettrolita liquido, nulla di speciale, ne ho viste parecchie, lo sfogo c'è lo stesso in quanto i tappi di gomma sfiatano appena la pressione interna sale un pochino, ma anche le batterie al gel sigillate non sono veramente sigillate, sotto il coperchio plastico vi sono dei tappini di gomma che se la pressione interna dovesse salire un pochino invece di ricombinare i gas li lasciano sfiatare, di fatti il problema delle batterie "sigillate" è che un pochino sfiatano ad ogni ricarica, e un pò oggi un pò domani perdono idrogeno ed ossigeno togliendo H2O dalla miscela interna del gel, lasciando acido solidificato e cristallizzato o solfato di piombo dentro la batteria.
Di fatti quello che si perde è solo H2O, quindi MAI aggiungere acido solforico, sia nelle batterie al gel, che agm che normali a liquido.
Mi era capitato di mettere dell'acqua distillata dentro ad una batteria al gel che avevo aperto alcuni anni prima per studiarle e che era seccata completamente, l'acqua distillata è stata assorbita peggio che da una spugna secca busciando e intiepidendosi, segno che vi era dell'acido solforico in una qualche forma solida (non sono esperto di chimica) molto avido di acqua e che rimescolandosi ha generato calore, proprio come quando si diluisce l'acido concentrato in acqua.
Tra le altre cose potete notare come dentro a queste batterie al gel da 12V 60Ah le piastre collettrici di polarità interne siano stare posizionate sul filo del bordo superiore delle piastre quando c'era ancora circa 2cm di spazio vuoto nella parte superiore di ogni cella, con la normale usura le piastre si espandono (le materie attive scaricandosi aumentano di volume) ed inevitabilmente si sono alzate di 1 o 2mm toccando sui collettori di polarità gran parte delle piastre di polarità opposta e mandando in corto tutta la batteria anche se i separatori erano di quelli rigidi e spessi.
Come potete vedere errorri grossolani come questi appaiono troppo stupidi per essere veramente delle sviste di progettazione, s mio avviso appaiono più come geometrie calcolate per bene allo scopo di limitare la vita del prodotto e garantire una perpetua produzione in catena, dai quei collettori si potevano mettere 1cm (non 1mm) più in su delle piastre e quelle batterie sarebbero durate 15anni non 2
| | | | | | | | | | kyvan
| Inviato il: 30/1/2011,12:35
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un po' di domande per Keyosz (o per chi ne sa più di me ) 1) l' LM2576 ha il piedino 3 che va verso massa; posso montarlo su un dissipatore non isolato dallo chassis? quanto dovrà essere grosso il dissipatore? 2) come diodo veloce ho trovato un sb1660CT; può andare? se si, conviene mettere in parallelo i 2 diodi? anche per questo, quanto dovrà essere grosso il dissipatore? (questo però dovrà essere isolato, immagino) 3) se non ho capito male, togliendo la resistenza da 15 ohm e inserendo un condensatore di filtro (da quanto?), potrei usare il circuito come normale alimentatore variabile; esiste la possibilità di modificare il circuito con un deviatore o un relais che possa attuare la doppia opzione? 4) vorrei prendere su ebay una resistenza corazzata da 15 ohm 50 watt; con questo dimensionamento scalderà cmq tanto? perchè ho qualche difficoltà a mettere una ventola che raffreddi il circuito. 5) si può trovare una soluzione per avere in uscita delle tensioni fisse, senza usare il potenziometro da 10k? (faccio riferimento all'uso dei diodi in serie utilizzati in altri corcuiti per avere i 14,4 v)
Ho fatto il pieno di domande, a voi la pazienza di rispondermi, grazie
| | | | forza12
| Inviato il: 30/1/2011,12:59
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1) non lo so. 2) si, va bene qualsiasi diodo di quelli che trovi smontando gli alimentatori da pc. 3)se metti un condensatore da ...1000uF almeno hai un normale alimentatore da 3A... 4) credo che basti ...se puoi metti una ventolina pure piccola. 5) dovresti mettere un interruttore a N° posizioni e su ogni posizione mettere una resistenza adeguata.
Forza12
| | | | piero1955
| Inviato il: 31/1/2011,11:17
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Buogiorno a tutti.
Per Kyvian:
Mi sembra che il case dell'LM2576 abbia la parte metallica collegata al pin 3, quindi potresti anche fissarlo al dissipatore senza isolamento. Per quanto riguarda il dissipatore, io ho utilizzato quello recuperato dall'alimentatore ATX per PC e lo puoi vedere bene (in versione Beta ) a pagina 9 di questo 3D dove ci sono delle foto della mia realizzazione. Sullo stesso dissipatore ho fissato sia l'LM2576 che il diodo schottky, uno per parte ed entrambi isolati. Il dissipatore è collegato a massa. Per quanto riguarda il doppio diodo schottky, essendo doppio come il tuo, li ho messi in parallelo. Mi sembra che anche Keyosz lo dicesse all'inizio del 3D. Ti consiglio comunque di fare il possibile per mettere la ventola..... Sinceramente il mio non scalda ma penso che dipenda dalla scarsa tensione d'intresso al circuito (18Vac invece dei 24Vac richiesti): purtroppo non ho un trasformatore di dimensioni adeguate per quel contenitore. Punto 3: togliendo la resistenza, puoi mettere quattro o cinque condensatori da 470uF 25V in parallelo. Se la capacità è piccola (rispetto ad un equivalente 2200uF) hai il vantaggio di un ESR più basso (d'obbligo per alimentatori switching)e quindi un miglior filtraggio. Infatti se vedi gli alimentatori dei PC, hanno sulle uscite molti piccoli condensatori in parallelo, proprio per questo motivo. Confermo l'utilizzo di un relè o di un deviatore (con dei buoni e robusti contatti): o la resistenza, o i condensatori. Punto 4: la resistenza, dissipa sempre la stessa potenza però se usi quelle corazzate, sono metalliche e le puoi fissare su un dissipatore o sul telaio metallico. Essendo di potenza maggiore, è "più robusta" e regge meglio anche se quelle mie che vedi nelle foto, ancora sono "vive" (attenzione, scaldano molto, anche con il ventilatore). Punto 5: come dice Forza 12, puoi mettere tranquillamente un commutatore a più posizioni dove su ognuna metti delle resistenze adatte alla tensione che vuoi in uscita. L'unica raccomandazione è che il commutatore sia di BUONA qualità (altrimenti nel tempo si ossidano i contatti.....) e non fare collegamenti lunghi altrimenti "pescano" disturbi dal circuito di potenza (bobina e diodo schottky): ricorda che il pin 4 è molto sensibile ai disturbi.
Un saluto a tutti
| | | | kyvan
| Inviato il: 31/1/2011,13:11
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Grazie a forza12 e a Piero1955, sia per la puntualità che per la celerità delle risposte
l'ultima risposta di Piero mi crea però un piccolo problema; io vorrei posizionare l'LM in fondo alla scatola, a lato del trasformatore, mentre la basetta millefori è in verticale davanti al trasformatore e in prossimità del pannello anteriore con le boccole e gli interruttori; dovrei quindi collegare l'LM alla basetta con dei fili lunghi una decina di cm. Raccoglierò troppi disturbi in giro?
| | | | forza12
| Inviato il: 31/1/2011,14:05
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secondo me, è meglio che l'LM stia moolto vicino ai componenti.
| | | | piero1955
| Inviato il: 31/1/2011,14:15
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Ciao Kyvan.
Personalmente non mi piace la tua soluzione, però puoi provare..... Come ti dicevo stai attento al pin 4 ed eventualmente metti in più rispetto allo schema originale, un condensatore da 0.22uF (220nF) poliestere tra i pin 1 e 3 ed uno 0.1uF(100nF) poliestere tra i pin 4 e il 3, direttamente sui piedini dell' LM2576. Non so che altro suggerirti. Mi piacerebbe sentire anche il parere di Keyosz, visto che conosce meglio di me l'integrato.
Ciao
| | | | kyvan
| Inviato il: 31/1/2011,15:19
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ok, allora vedo se riesco a implementare le cose diversamente. Piero, ho guardato le foto del tuo progetto, ti faccio una domanda sicuramente stupida, ma per chi non è troppo esperto non lo è: hai isolato il diodo e l'LM dall'aletta di raffreddamento, ma dalla foto sembra che la vite metallica colleghi direttamente la carcassa del chip con l'aletta; mi sbaglio? E se mi sbaglio (sicuramente), come hai ovviato al contatto? Quando ho smontato i diodi dall'alimentatore atx, erano isolati brutalmente con pezzetti di plastica (mica, chi era costei?); hai riutilizzato quelli per isolamento?
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